Piastra Expo, Sala condannato a 6 mesi: pena convertita in multa. Lui: "Resto sindaco"

L'accusa era di aver retrodatato dei verbali per l'assegnazione dell'appalto. Zingaretti: "Fiducia in Sala. Guidi Milano"

Giuseppe Sala in tribunale

Giuseppe Sala in tribunale

Milano, 5 luglio 2019 -  Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è stato condannato questa mattina a 6 mesi di reclusione, commutati in 45mila euro di pena pecuniaria, dal collegio di giudici della Decima sezione penale di Milano, guidato da Paolo Guidi, nell'ambito del processo relativo agli appalti della Piastra di Expo 2015, quando il primo cittadino era amministratore delegato della societa' incaricata della realizzazione, organizzazione e gestione dell'Esposizione Universale. L'accusa era di falso materiale e ideologico per aver retrodatato alcuni atti relativi alle nomine di membri della commissione che avrebbe assegnato gli appalti della Piastra.

Per Giuseppe Sala, la sentenza del processo sulla "Piastra dei Servizi" di Expo, l'appalto dell'Esposizione Universale Milanese del 2015, è una doccia gelata: "E' comunque una condanna", premette il primo cittadino milanese subito dopo la lettura del verdetto. Una condanna che però non avrà ripercussioni politiche nell'immediato, assicura il sindaco: "Voglio garantire ai milanesi che continuerò a fare il mio lavoro. Lo farò con dedizione, per i due anni che mi mancano". Resta l'amarezza per una condanna che lui non sente di meritare: "E' stato processato il mio lavoro". Solidarietà al sindaco Sala è stata espressa dal segretario Pd Nicola Zingaretti: "A lui va tutta la nostra fiducia, il nostro sostegno per continuare nell'opera di guida di Milano: la sta trasformando in una delle città più belle e meglio organizzate d'Europa"

Sala era imputato per falso materiale e ideologico: nel mirino dei sostituti procuratori generali Massimo Gaballo e Vincenzo Calia sono finiti due verbali della commissione aggiudicatrice dell'appalto per la "Piastra dei Servizi ", in pratica l'ossatura infrastrutturale del futuro sito espositivo, che l'allora amministratore delegato e commissario straordinario di Expo sottoscrisse il 31 maggio 2012, anche se la data riportata in calce ai due documenti era quella del 17 maggio. Una retrodatazione di due atti ufficiali che, secondo quanto ricostruito dalla Procura Generale, si era resa necessaria per annullare il primo verbale di nomina della commissione e sostituirlo con uno nuovo che, oltre ai tre componenti effettivi, comprendesse anche due commissari supplenti. L'obiettivo era quello di sostituire nel più breve tempo possibili due membri della commissione, Livio Acerbo e Carlo Molaioli, che presentavano profili di "incompatibilità" perchè privi di alcuni requisiti richiesti dalla legge per ricoprire quell'incarico. Sono da poco passate le 13 quando i giudici della Decima Sezione Penale di Milano escono dalla camera di consiglio. L'ex numero uno di Expo è dichiarato "colpevole" anche se "limitatamente alla retrodatazione del verbale di annullamento di nomina della commissione aggiudicatrice e del verbale di nomina della commissione aggiudicatrice". Il Tribunale gli concede una doppia attenuante: non solo le generiche, riconosciute di norma a tutti gli incensurati, ma anche quella "per aver agito per motivi di particolare valore sociale o morale". Così lo condanna a una pena "light", 6 mesi di carcere contro i 13 mesi chiesti per lui dall'accusa. E immediatamente "sostituisce la pena detentiva con 45 mila euro di pena pecuniaria". Tutti assolti, invece, gli altri tre imputati: l'ex manager Expo ed ex presidente della commissione aggiudicatrice della "Piastra", Angelo Paris,  accusato di falso in concorso con Sala e di abuso d'uffico, l'ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni, che rispondeva di turbativa d'asta, e l'ex presidente del gruppo Mantovani, Piergiorgio Baita, imputato per abuso d'ufficio. Duro il commento dell'avvocato Salvatore Scuto, difensore di Sala: "Non me l'aspettavo. Non ho bisogno di attendere le motivazioni per dire che quella di oggi è una sentenza ingiusta". Dito puntato sul sistema giustizia "che - attacca Scuto - arriva a dare una sentenza di condanna per un fatto che riguarda la gestione di un grande evento che ha dato lustro e ricchezza a questa città. L'intenzione punitiva del Tribunale è fuori dalla storia oltre che essere un'ingiustizia". Il sostituto Pg Gaballo preferisce invece sbilanciarsi sull'esito della condanna. Il magistrato si limita a una considerazione: "Questo processo è diventato così grande perché riguardava una persona importante. Altrimenti per una persona qualunque sarebbe durato un quarto d'ora. E' stato un processo, da questo punto di vista, sproporzionato". La Procura Generale, che nel novembre 2016 aveva avocato il fascicolo della procura dopo il no del gip alla richiesta di archiviazione dei pm, contestava a Sala anche il reato turbativa d'asta, poi tramutato in quello, meno grave di abuso d'ufficio, in relazione all'affidamento diretto dell'appalto per la fornitura di circa 6 mila alberi al sito Expo. Imputazione da cui Sala è stato prosciolto "perchè il fatto non sussiste" già in udienza preliminare, con sentenza confermata anche in appello. L'accusa di falso ha invece  retto al vaglio dei giudici. Ma l'avvocato Scuto non intende arrendersi: "E' finito il primo tempo, la partita e lunga e questa ingiustizia verrà cancellata".