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Dieci locali-fantasma al posto delle sale slot bloccate dal Comune

Finora se n’è parlato solo sulla carta (bollata). Da una parte c’è la Giunta Pisapia, che ha lanciato una vera e propria crociata contro il gioco d’azzardo, facendo leva prima sulla legge regionale anti-ludopatia e poi sul nuovo regolamento edilizio: oggi è praticamente impossibile allestire un centro scommesse sul 99% del territorio milanese di Gianbattista Anastasio e Nicola Palma

Sala slot

Milano, 11 novembre 2014 - Finora se n’è parlato solo sulla carta (bollata). Da una parte c’è la Giunta Pisapia, che ha lanciato una vera e propria crociata contro il gioco d’azzardo, facendo leva prima sulla legge regionale anti-ludopatia e poi sul nuovo regolamento edilizio: oggi è praticamente impossibile allestire un centro scommesse sul 99% del territorio milanese. Dall’altra ci sono gli operatori del settore, che continuano ad affidarsi agli avvocati per opporsi agli inesorabili provvedimenti di chiusura notificati da Palazzo Marino. In mezzo ci stanno i giudici del Tar della Lombardia (primo grado) e del Consiglio di Stato (appello), che nell’ultimo periodo sono stati chiamati a più riprese a esprimersi sull’argomento. Con sentenze decisamente contrastanti. Uscendo per un attimo dalle aule di Tribunale, però, c’è un interrogativo non da poco: che fine hanno fatto i locali che avrebbero dovuto ospitare monitor e macchinette mangia-soldi? Beh, a giudicare dal nostro viaggio, sono diventati dei luoghi-fantasma. O meglio, non-luoghi metropolitani come tanti altri. Partiamo da corso Garibaldi 49. Sotto i portici campeggia l’insegna «Wincity», ma gli ingressi sono sbarrati; non fosse per i tre bigliettini infilati nella porta dagli addetti di un istituto di vigilanza («Qui abbiamo controllato»), si direbbe che da queste parti non ci mette piede nessuno da un bel pezzo.

Stesso discorso vale per via Cimarosa 4, altra sala messa al bando da Comune e condomini: il primo ha dovuto incassare la bocciatura del Tar (nonostante pare che i gestori abbiano desistito), con tanto di bacchettata per una presunta «avversione nei confronti del gioco e delle scommesse»; i secondi sono in causa. Intanto la sala, all’angolo con corso Vercelli, è pronta per l’uso: allestiti tutti gli spazi, già pronto il classico bancone per raccogliere le giocate. Off limits pure qui. Non cambia molto se ci si sposta al Lorenteggio, al civico 4 di piazza Bolivar: cantieri sospesi dal 28 maggio scorso, quando i tecnici dello Sportello unico per l’edilizia hanno ordinato di interrompere immediatamente i lavori. Ancor più anonima la saracinesca di via Bernardino De Conti 6, stradina di poche centinaia di metri a due passi da piazza Maciachini. Non lontano da lì, in via Astesani 29, spunta un’altra sala, dal nome promettente: si chiama «Lucky House» e sta tra un tabaccaio e il Circolo Pd Gino Giugni, ma per la buona sorte è meglio ripassare. Andiamo in via Padova 69, allora: altra serranda tristemente abbassata, nonostante l’attività che prima ci stava, la Shopping World, si sia da tempo trasferita proprio di fronte.

La mappa ci porta in corso Indipendenza 6, ma la musica non cambia: gli scarabocchi di qualche writer di passaggio sono la traccia più ordinaria dell’abbandono, i residenti (ferocemente contrari all’apertura) raccontano che i proprietari se ne sono fatti una ragione e stanno cercando altri affittuari per quell’area che fino a poco tempo fa ospitava la filiale di una banca. In viale Corsica 64, gli operai ci sono, ma non certo per la Matchpoint al piano terra: è in corso la ristrutturazione esterna dello stabile, tutto qua. Chiudiamo con via Medeghino, in zona Abbiategrasso, e via Bugatti: al primo indirizzo c’è l’insegna e pochissimo altro, al secondo si scorgono i segni di un intervento appena abbozzato. Finita qui? Non proprio, perché la conta pare non avere fine. Così scopriamo che nelle ultime ore il Tar (chi sennò...) ha contraddetto Palazzo Marino un’altra volta, sospendendo in via cautelare l’interdizione incassata dalla Eurobet Italia per l’attività di scommesse ippiche e sportive di viale Ortles 83. Il motivo? Stando all’interpretazione del giudice Francesco Mariuzzo, le normative introdotte da Palazzo Lombardia nel 2013 si applicano solo «ai giochi con vincita immediata in danaro». Detto altrimenti: va bene per le slot machine, non va bene per le corse di cavalli e le partite di calcio. Ci risiamo.

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