FRANCESCA GRILLO
Cronaca

Salvaggio, "giustiziato" a Buccinasco e ora sepolto con i suoi tanti misteri

Una breve cerimonia ha dato l’estremo saluto al sessantenne ucciso in strada a Buccinasco. La disperazione della compagna

Il magistrato Carlo Scalas sul luogo dell’omicidio. I due killer sono ancora in fuga

Buccinasco (Milano) - Il carro funebre parte da via Lamarmora. Intorno alla macchina lunga ci sono i parenti più stretti, gli amici più intimi, poche persone. Una settantina, invece, quelle che attendono l’arrivo della bara. Il carro funebre sbaglia strada, poi la riprende e passa davanti a via della Costituzione, dove Paolo Salvaggio è stato assassinato lunedì da due killer ancora in fuga che lo hanno seguito per tendergli l’agguato. Imbocca poi via Marzabotto e arriva davanti a Maria Madre della Chiesa. La bara raggiunge l’altare, ricoperta di fiori bianchi e rossi. Prima della cerimonia e subito dopo l’ultimo congedo liturgico, una processione di parenti e amici rivolge abbracci e condoglianze alla famiglia, alla compagna e al figlio di Salvaggio, ai nipoti piccoli. La compagna non trattiene il dolore e lancia un grido appena la bara esce dalla chiesa e torna a infilarsi nel carro funebre.

La cerimonia dura pochissimo, il tempo necessario alla procedura religiosa. Anche il parroco è sbrigativo, dedica neanche un paio di minuti all’omelia, parlando di misericordia e di un generico rispetto dei valori di Cristo. Non fa cenno all’omicidio, alla morte del 60enne che ancora deve trovare risposte: colpevoli, mandanti, movente. La Dda ha in mano il fascicolo, gli elementi rilevati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano sono sotto la lente, nessuna pista inesplorata. Anche se tutto fa pensare a dinamiche legate a traffici di droga (tre telefoni trovati in tasca alla vittima, di cui uno criptato), un ambiente da cui Salvaggio pare non essersi allontanato nonostante gli anni di carcere, uscito nel 2018 a causa di un aggravamento della malattia arrivata a una fase critica. Anche su questo dettaglio si ragiona: perché uccidere un uomo già condannato a morte dalle precarie condizioni di salute? E perché era ancora in quei giri, ora che stava per morire? Forse, prima di andarsene, voleva lasciare qualcosa alla ex moglie, alla compagna, a figli e nipoti. Gli investigatori setacciano il passato torbido, i collegamenti con le ‘ndrine locali, i legami con i Barbaro e Papalia. Le domande restano e il dolore dei familiari si percepisce intorno alla bara. Ci sono tanti giovani, la maggior parte dei presenti avrà 30, 40 anni. Molti sono i figli dei coetanei del 60enne, a portare saluti di lutto. Come la figlia di Rocco Papalia, moglie di Salvatore Barbaro, che porta condoglianze e abbracci alla famiglia di Salvaggio.