Matteo Salvini torna sul tema centrale nucleare a Milano. Oggi il ministro delle infrastrutture e dei trasporti è intervenuto all'evento ''L'Italia dei sì - 2023 - 2032, Progetti Grandi '', al Mind di Rho, tornando a parlare della possibilità di “costruire un reattore nucleare a Milano”.
Poi il vice presidente del Consiglio si è spiegato più nel dettaglio: “La sfida del futuro è quella del nucleare. Il dibattito non è essere pro o contro. Oggi in Europa ci sono 128 centrali nucleari. Il resto del mondo corre. Il totale dei reattori funzionanti, nel mondo, è di 437 in 32 diversi Paesi. 56 sono i reattori ora in costruzione. Poi la proposta: “Io per primo dico 'perché non costruire il 57esimo reattore a Milano?' Sono sicuro che sia un'energia pulita e sicura. C'è molto la sindrome 'nimby’”, che sarebbe l’acronimo di Not in my back yard, che in inglese significa “non nel mio cortile”, ed è un’espressione che indica la protesta di parte della comunità locale contro la realizzazione di opere pubbliche con impatto rilevante (ad esempio grandi vie di comunicazione, cave, sviluppi insediativi o industriali, termovalorizzatori, discariche, depositi di sostanze pericolose, centrali elettriche e simili) soltanto perché in un territorio che sentono vicino ai loro interessi quotidiani.
Il precedente
Già in passato Salvini aveva sostenuto di volere una centrale nucleare nella sua Milano. Ad ottobre infatti il leader del Carroccio disse: “Io l’ho detto due-tre anni fa, la prima centrale la vorrei a Milano. Apriti cielo. Io lancio un segnale politico è facile dire sì al nucleare ma nella provincia affianco. Da milanese lo vorrei un reattore di ultima generazione nella mia città, perché sono sicuro che sia energia pulita, sicura e costante”. aggiungendo che questa centrale l’avrebbe voluta operativa entro il 2032. Un programma che Salvini aveva già proclamato a giugno 2022 indicando come ipotetico luogo della centrale il quartiere Baggio, dove è cresciuto, e ricordando che “ci sono 441 reattori nucleari funzionanti nel mondo, di cui 104 in Europa e 56 solo in Francia. In Italia, zero”.
La risposta di Sala
Una posizione, quella del vicepresidente del Consiglio, respinta dal primo cittadino di Milano, Beppe Sala. Il sindaco aveva risposto così al ministro delle infrastrutture e dei trasporti: "Non so se è una battuta o se è realtà - ha detto – è chiaro che non è certamente nei nostri programmi. Diciamo che da qui al 2032 (l’anno indicato da Salvini, ndr) la vedrei dura, pensando e sperando di governare fino al 2027. Non sarei favorevole per una serie di motivi non voglio essere ideologicamente contrario a ogni forma di energia che non sia solo alternativa, ci mancherebbe altro. Non lo vorrei essere né politicamente né pragmaticamente, anche nel mio ruolo da azionista di A2A. Credo che si debbano trovare delle vie di equilibrio. Per esempio, noi stiamo spingendo A2A a fare business, a riconvertirsi in maniera significativa. Ci vuole buon senso”.