Milano, 22 novembre 2019 - Se non è un ultimatum , poco ci manca. Milan e Inter si dicono disponibili a sedersi a un tavolo di confronto con il Comune, ma indicano un tempo limite per arrivare a un accordo sul progetto per il nuovo stadio di San Siro: «Un mese, due mesi, sono tempi ragionevoli. Ci attendiamo un iter certo e chiaro, perché abbiamo bisogno di prendere delle decisioni». Parole del presidente milanista Paolo Scaroni, che davanti alle telecamere di Sky Sport fa capire che la pazienza dei club non è infinita e aggiunge: «Se dovessimo avere dei problemi, ci faremo venire delle altre idee». Il riferimento neanche troppo velato è al Piano B di cui il numero uno rossonero parla da mesi: l’addio a Milano e la realizzazione del nuovo stadio nell’area ex Falck di Sesto San Giovanni. Scaroni e l’amministratore delegato dell’Inter Alessandro Antonello si danno appuntamento davanti allo stadio Meazza per rispondere punto su punto alle prese di posizioni del Comune, l’ultima in ordine di tempo un’intervista del sindaco Giuseppe Sala pubblicata ieri sulla Gazzetta dello Sport .
Primo punto: la riduzione delle volumetrie chiesta dal Comune. Da 0,63 a 0,35. La convinzione di Sala è che «ciò che offriamo non sia per niente poco e permetta di edificare molto» e che l’investimento di 1,2 milioni di euro proposto dalle due società sia persino eccessivo per l’area di San Siro. Scaroni non la pensa così: «La legge sugli stadi, quella su cui la nostra domanda è fondata, prevede che di fianco a un nuovo stadio ci sia uno sviluppo immobiliare. Quindi nulla di strano in tutto questo». Condizioni troppo rigide quelle fissate da Palazzo Marino? «Più che di condizioni rigide, parlerei di punti da chiarire, perché ci sono alcuni aspetti che ad oggi, nonostante le risposte che sono state date dall’amministrazione comunale, non sono ancora chiari», replica Antonello, che sembra riferirsi in primis alla «rifunzionalizzazione del Meazza», cioè all’indicazione della Giunta comunale di non demolire l’attuale stadio, come proposto dai club, ma di mantenerlo con altre funzioni, sportive e non. Scaroni, su questo punto, è sarcastico: «Rifunzionalizzazione? Sono andato a guardarmi la parola sulla Treccani, può voler dire molte cose. Noi ci attendiamo che negli incontri che avremo con il Comune la parola “rifunzionalizzazione’’ venga riempita di contenuti, perché solo così potremo capire se la revisione chiesta nella delibera è compatibile con il nostro progetto sia da un punto di vista tecnico-sportivo che economico-finanziario».
Sul futuro del Meazza, intanto, Sala, a margine di un convegno pomeridiano in Triennale, lascia le porte aperte a tutte le soluzioni, almeno a parole: «Milan e Inter chiedono chiarezza sulla rifunzionalizzazione di San Siro? Per questo voglio il confronto. Per capire se la mia idea è bislacca o meno, è sostenibile o meno. Se mi convincono che non c’è modo di conservare San Siro, non mi opporrò al buon senso. Però voglio capirlo». Il primo cittadino, infine, sottolinea: «C’è una disponibilità delle società a sedersi a un tavolo, che è quello che ho chiesto. Non vogliamo bloccare niente, ma che ogni iniziativa sia allineata con i bisogni e le esigenze dei cittadini. Il quartiere di San Siro è strano, a distanza di 400 metri ci sono la villa del super-ricco e la casa popolare. È un quartiere unico a Milano. Se voglio essere coerente con quello che dico, devo pensare alla parte che è più in difficoltà».