Milano, 27 settembre 2019 - «A San Siro siamo affezionatissimi, ma ha fatto il suo tempo», esordisce il presidente del Milan Paolo Scaroni. «Vogliamo realizzare un nuovo San Siro a San Siro», spiega l’amministratore delegato dell’Inter Alessandro Antonello. Politecnico in Bovisa, aula magna Carassa e Dadda, ieri mattina. I vertici rossoneri e nerazzurri presentano il progetto, anzi i due progetti di Populous e Manica-Sportium di «un nuovo stadio per Milano» e dicono subito che puntano sulla realizzazione di un nuovo impianto nell’attuale parcheggio di San Siro e sulla demolizione del vecchio San Siro per costruire un distretto multifunzionale con centro commerciale e due o tre grattacieli (a seconda del progetto).
Un investimento complessivo da 1,2 miliardi di euro, metà per il nuovo stadio, metà per il resto, finanziato in parte con il capitale dei club, in parte con un project financing. Un nuovo quartiere da vivere 365 giorni all’anno, non solo in quelli delle partite o dei concerti. «Da Porta Nuova a CityLife, la città è cambiata – sottolinea Antonello –. Il nostro progetto si inserisce nella visione della Milano 2030 voluto anche dal Comune, una città più verde e resiliente». È il primo messaggio rivolto dai club al sindaco Sala (assente per precedenti impegni), alla sua Giunta (presenti in sala gli assessori Roberta Guaineri, Pierfrancesco Maran e Roberto Tasca) e ai consiglieri comunali, che entro il 10 ottobre («ma siamo disponibili anche a dilazionare un po’ la data», apre il dirigente interista») dovranno stabilire se il progetto rossonerazzurro è di «interesse pubblico» per Milano.
Milan e Inter scartano l’opzione della ristrutturazione del Meazza in primis perché i lavori costringerebbero le squadre a giocare lontane da Milano per tre-quattro anni e gli stadi nelle città vicine, dall’Olimpico di Torino al Dall’Ara di Bologna fino al Bentegodi di Verona hanno capienze limitate. Nuovo stadio, dunque. «Il percorso di condivisione con la città inizia oggi, siamo pronti a recepire i suggerimenti dei tifosi», rilancia Antonello. Il rettore del Politecnico Ferruccio Resta, subito dopo, annuncia che l’ateneo è pronto ad affiancare i club e i progettisti nel percorso tecnico per arrivare al progetto definitivo, in particolare con il professore Emilio Faroldi. Sul maxi-schermo, intanto, scorrono le presentazioni dei due progetti in ballottaggio. L’ad nerazzurro assicura che la scelta finale – Populous o Manica-Sportium? – «sarà presa nelle prossime settimane».
I dubbi sul progetto, però, non mancano. I cronisti incalzano i vertici dei club. La prima perplessità è sulla capienza del nuovo stadio, 60 mila posti, quasi 20 mila in meno rispetto al Meazza (78 mila). Prezzi e abbonamenti più cari? Scaroni risponde così: «Ci attendiamo molto dai biglietti corporate, circa 10 mila a partita, che saranno comprati da società e potranno portare entrate superiori alle attuali. Gli altri prezzi? Popolari e meno popolari a seconda dei servizi. Negli ultimi dieci anni la media spettatori è stata di 47 mila a partita, noi vogliamo uno stadio da 60 mila posti sempre pieno». Altro nodo: i tempi. Antonello è convinto che, se arriverà il «sì» del Comune, «in 36 mesi, non più di tre anni, il nuovo stadio sarà pronto. E ci vorranno altri tre anni per demolire il Meazza e realizzare il distretto multifunzionale. Le Olimpiadi 2026? Il Cio ha già detto che per la cerimonia inaugurale va bene sia il Meazza sia il nuovo stadio». E se il Comune chiedesse di ridurre le volumetrie? L’ad interista è netto: «Non potremo andare sotto un certo indice, altrimenti il progetto non sarebbe più economicamente sostenibile». L’indice attuale è 0,35, il progetto prevede 0,70. La mediazione potrebbe stare nel mezzo. L’Ad rossonero Ivan Gazidis, infine, lancia il cuore oltre l’ostacolo: «San Siro è un’icona, ma guardiamo alle nuove generazioni. Il nuovo stadio è un passo indispensabile per il futuro. Sarà un faro per tutto il mondo». Gli ex calciatori Franco Baresi e Riccardo Ferri salgono sul palco e spalleggiano i club. L’ex capitano milanista dice: «Capisco i tifosi affezionati al Meazza. Ma il futuro è questo». La palla ora passa nel campo del Comune.