Milano – Vendere lo stadio di San Siro e l’area limitrofa a Milan e Inter e destinare quei fondi al Piano Casa del Comune. Il sindaco Giuseppe Sala indica un obiettivo collegato alla trattativa legata alla cessione dell’area che ruota intorno al Meazza. Un obiettivo che è tra le priorità di Palazzo Marino da qui alla fine del secondo e ultimo mandato di Sala da primo cittadino: realizzare case in vendita e in affitto a costi accessibili per il ceto medio.
L’assessore alla Casa Guido Bardelli sta lavorando al piano dal luglio scorso, da quando ha preso il posto del suo precedessore Pierfrancesco Maran, eletto europarlamentare. «A me piacerebbe molto se riuscissimo a realizzare la cessione dello stadio di San Siro e delle aree limitrofe per utilizzare quei fondi per il Piano Casa», sottolinea Sala a margine di un incontro sul bilancio di genere nella Sala Alessi di Palazzo Marino.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea: quanto vale l’area di San Siro e, dunque, quanto potrebbe essere la cifra destinata a finanziare il Piano Casa? Il Comune ha incaricato l’Agenzia delle Entrate di fare una stima ufficiale, ma ancora la cifra finale non c’è, come spiega lo stesso sindaco: «La valutazione dell’Agenzia delle Entrate? Non ci sono novità. In questo momento stanno chiarendo i criteri di valutazione in modo trasparente. Il mio auspicio è che i club da un lato accettino l’idea che la valutazione dell’immobile è definita dall’Agenzia delle Entrate, dall’altro la possano accettar meglio se sanno com’è stata definito. Penso che ci vedremo con i club questa settimana». In passato lo stadio Meazza era stato valutato circa 100 milioni di euro e l’area limitrofa dove Milan e Inter ipotizzano di realizzare il loro nuovo impianto potrebbe valere altrettanto. Altri 100 milioni di euro.
L’operazione San Siro, dunque, potrebbe valere 200 milioni di euro, a cui si aggiungerebbero i 50 milioni di euro che l’amministrazione ha fissato come base d’asta per cedere le quote rimanenti dei Fondi immobiliari comunali I e II. In totale, quindi, il Piano Casa potrebbe valere circa 250 milioni di euro. Il condizionale, naturalmente, è d’obbligo, almeno finché non si saprà la valutazione finale dell’Agenzia delle Entrate su San Siro e la cessione dei due Fondi immobiliari non sarà effettivamente realizzata.
Sala, intanto, conferma che, oltre alla cessione di San Siro, altri asset municipali potrebbero finanziare il Piano Casa: «Ci sono gli altri nostri immobili, abbiamo terreni e diritti volumetrici. Credo dunque che noi possiamo mettere in piedi un’offerta, che si deve andare a sposare con una partnership con quei costruttori che sono già dentro al mondo dell’Ers e a Milano ce ne sono tanti, così come ci sono tante cooperative. Il mandato che ha l’assessore Bardelli è quello di definire la nostra interpretazione e le regole d’ingaggio con chi può costruire».
Il sindaco, inoltre, apre al dialogo con Assimpredil (l’associazione delle imprese edili) e con Carlo Cottarelli, che ieri mattina hanno presentato uno studio la cui richiesta finale al Comune è di abbassare la quota obbligatoria di Edilizia residenziale sociale (Ers) dal 50% al 15-20% (vedi articolo nella pagina a fianco): «Sono al corrente di questo lavoro di Cottarelli, me ne aveva parlato. Per giudicare la sua proposta, però, bisogna approfondirla. Il punto è che non possiamo accontentarci di fare un bel nuovo Piano di governo del territorio che delinei obiettivi alti ma che poi non dia origine a qualcosa di concreto. Ma d’altro canto non possiamo accettare un’analisi che ci viene fatta dai costruttori senza cercare di capirla».
La conclusione di Sala: «Il punto è trovare un punto di incontro tra la nostra esigenza di avere appartamenti a prezzi più bassi, sotto i 100 euro al mq annui di affitto, e la legittima richiesta degli imprenditori di avere un profitto. Non è semplice, perché le cose si muovono e i costi variano, ultimamente abbiamo visto una forte inflazione. Con Cottarelli ci ho parlato e con Assimpredil ci incontreremo per approfondire queste analisi».