ANDREA SPINELLI
Cronaca

San Siro, stagione da record. Ecco il pagellone dei concerti estivi: promossi i Coldplay, Pooh… stonati

Al Meazza 19 concerti hanno portato a 1.050.000 presenze complessive. E per il 2024 già annunciati gli show di Taylor Swift e Vasco

Concerto a San Siro

Concerto a San Siro

Milano – Il concertone dell’altra sera a Monza ha confermato a 70mila cuori affamati dell’Autodromo che Springsteen è sempre Springsteen. Ma anche (senza nulla togliere all’autodromo brianzolo) che San Siro rimane un’altra cosa, soprattutto per l’epica che certi suoi habitué riescono ad alimentare tra quegli spalti benedetti dal dio del rock. Ed è proprio questa specificità (di cui il Boss nel 2023 non ha potuto beneficiare, ma il prossimo anno magari chissà) il valore aggiunto da tutelare.

Il cartellone di 19 concerti esaurito due giorni fa dalla doppia performance dei Måneskin ha fatto sì che mai al “Meazza” si fosse registrato così tanto pubblico della musica in una sola stagione. Stando alle comunicazioni ufficiali, infatti, quest’anno si sarebbero raggiunte circa 1.050.000 presenze complessive, ma la mancanza di riscontri oggettivi (leggi moduli C1 Siae, i soli in condizione ad attestare il numero effettivo di biglietti venduti con relativi incassi, che i promoter continuano a tenere rigorosamente secretati) rende il dato virtuale e rivedibile al ribasso.

Altra nebulosa è il “sold-out”, che per alcuni è 60mila spettatori e per altri a 56mila. Mistero dato dal fatto che, per un accordo tra organizzatori, al fine di abbattere i costi il palco nel mese di luglio è lo stesso per tutti (a giugno invece ogni artista monta e smonta il suo). Si può obiettare che la capienza (e quindi il tutto esaurito) può essere influenzata dalla presenza o meno di appendici - pedane e passerelle - che però, mediamente, non toglie o aggiunge più di 500 spettatori. Intanto, forte di questi numeri, il “Meazza” già inizia a guardare al 2024; già annunciati due show a San Siro di Taylor Swift (13 e 14 luglio), mentre Vasco rivela l’intenzione di farne “almeno sette”. Una volontà, quella di Mr. Albachiara, che nel mondo del live potrebbe incontrare non poche riserve, bloccando la struttura per tre settimane e privando così Milano di altri spettacoli che sarebbero costretti a prendere destinazioni diverse, vedi Springsteen, o addirittura rinunciare a venire in Italia come accaduto al Renaissance World Tour di Beyoncé.

LE PAGELLE

Tiziano Ferro: 7 

Tiziano Ferro
Tiziano Ferro

Sarebbero bastate due notti, ma la tripletta a San Siro l’aveva messa perfino in una canzone e a quel progetto ha voluto tenere fede. Il nodulo alla corda vocale con cui ha affrontato i concerti, rivelando la cosa solo a tour concluso per ammantare il tutto di un’aura epica, ne accresce l’immagine di gladiatore senza macchia e senza paura.

Coldplay: 8

Coldplay
Coldplay

Senza braccialetti luminosi quella di Chris Martin & Co. sarebbe stata una mega celebrazione pop come altre. Ma l’innovazione tecnologica inserita nei loro concerti ormai da un decennio continua a sorprendere. E poi canzoni, effetti, ospiti a sorpresa (Zucchero, Elisa). Accompagnati da severe scelte ambientaliste che fanno la differenza rispetto ad altri tour.

Marco Mengoni: 6,5

Marco Mengoni
Marco Mengoni

Pazza musica, pazzo San Siro per Marco Mengoni che quest’anno, complici due nuovi album più Sanremo ed Eurovision, riesce a riempirlo fino all’orlo con un kolossal da stadio (anche troppo) simile a quello di un anno fa. Bravissimo lui, da urlo Elodie (soprattutto per il look), eccellente la band, non sempre clamoroso il repertorio a cui una sforbiciatina qua e là non avrebbe nociuto.

Ligabue: 6,5

Ligabue
Ligabue

Luciano ha bisogno di San Siro come San Siro sembra avere bisogno di lui. Ecco perché ogni incontro - quest’anno il 13° - ha una storia da raccontare. Anche senza un nuovo album, Luciano al Meazza non delude, offrendo lo spettacolo muscoloso e volitivo che ci si attende da lui.

Pooh: 4,5

Pooh
Pooh

Tre canzoni disastrose, stonate in maniera invereconda e poi la perfezione dei dischi lasciano sospettare che i Pooh abbiano tecnici inetti o un bottone da premere. D’altronde tre ore di concerto e 54 brani affrontati da Facchinetti, 79 anni, con gli acuti di quando ne aveva 35 pongono interrogativi. Il primo e più grosso è per quanto tempo ancora, forti del monumentale repertorio, andrà avanti il gioco messo in piedi dai 4 ad uso e consumo dei fans.

Pinguini Tattici Nucleari: 7

Pinguini Tattici Nucleari
Pinguini Tattici Nucleari

Pure a San Siro il gruppo bergamasco ha giustificato il gran momento che si trova a vivere confezionando due ore di intrattenimento mirato ad un pubblico di adolescenti che non trascura, però, i loro genitori. Sugli spalti l’effetto karaoke formato Max Pezzali e grande partecipazione anche se da una band così dinamica ci si sarebbe aspettati forse una produzione più coraggiosa.

Depeche Mode: 6,5

Depeche Mode
Depeche Mode

Meglio di cinque anni fa, quando apparvero stanchi e demotivati, Dave Gahan e Martin Gore sono tornati ad avvicinare i Depeche Mode da stadio a quelli, inarrivabili però, da palasport. Tutti soddisfatti, grazie soprattutto all’ottima prova di Gahan e ad un ricordo dello scomparso Andy Fletcher non insistito, ma comunque immanente per tutto lo show.

Muse: 5

Muse
Muse

Rutilante tecnologia in bilico tra concerto e videogame, questo Will of the People World Tour è una celebrazione tecnologica che dietro il muro di luci, effetti speciali e chiassosa vitalità non sembra avere troppa anima. Un po’ come l’ultimo disco. Infame l’audio. Operazione riuscita a metà, quindi, nonostante la grande profusione di energie e di mezzi. 

Ultimo: ng

Ultimo
Ultimo

Il pubblico c’è, le canzoni pure, ma vivere il successo come una sfida continua è logorante. L’overdose di popolarità spinge Niccolò Moriconi a fare marketing sui giornalisti alimentando polemiche nella convinzione che l’uno contro tutti paghi in presenze e like. Show arduo da giudicare, per la difficoltà nel determinare dove finisce l’opportunismo e inizia l’arte.

Maneskin: 6

Maneskin
Maneskin

Al contrario di Blanco, i Måneskin erano predestinati a San Siro, ultimo baluardo del live italiano da conquistare dopo Arena di Verona e Circo Massimo. Come frontman Damiano è cresciuto ancora, ma lo show dei palasport trasportato negli stadi perde nel gigantismo un po’ della sua coerenza. E il risultato è quanto di più “hot” ci sia per dei ventenni: rischiare un filo di noia.

Blanco: 6,5

Blanco
Blanco

Quanta fatica a portare gente sugli spalti di una celebrazione che per la cornice degli stadi avrebbe potuto serenamente aspettare ancora qualche tempo come quella di Blanco. Ma alla fine il risultato ha ripagato in qualche modo lo sforzo, complice la presenza di Mace, Madane. Lazza, Mahmood, Marra. Peccato l’audio, a tratti pessimo.