Milano – La prima mossa è dell’Inter, che a metà pomeriggio annuncia di puntare su un’area privata di Rozzano per il suo nuovo stadio, mossa uguale e contraria a quella del Milan che si è già portato avanti per realizzare il suo nuovo impianto a San Donato Milanese. Ma nel tardo pomeriggio è il Comune di Milano che cala l’asso, o meglio la notizia che mette fine a un tormentone che dura da cinque anni sul futuro dello stadio di San Siro. In una nota, infatti, Palazzo Marino "fa sapere che non è ancora pervenuta una comunicazione ufficiale da parte della Soprintendenza, ma sembrerebbe ormai acclarata la scelta per un “vincolo culturale semplice’’. Vincolo che di fatto impone, in concreto, che lo stadio rimanga lì dov’è".
In altre parole, lo stadio “Giuseppe Meazza’’ non potrà più essere abbattuto per far spazio a un nuovo stadio rossonerazzurro nel parcheggio limitrofo e a un distretto commerciale e sportivo nell’area dove oggi c’è l’impianto costruito nel 1926. Ciò significa che il progetto di Milan e Inter presentato al Politecnico nel settembre 2019 dovrà essere definitivamente accantonato. Uno scenario che la nota del Comune conferma ("si ricorda che il progetto di un nuovo stadio presentato dai due club contemplava l’abbattimento dell’attuale impianto"), ma non solo. Perché la nota dettata dal sindaco Giuseppe Sala commenta in una maniera molto negativa la decisione presa dalla soprintendente milanese Emanuela Carpani sul vincolo su San Siro: "Se confermata, la decisione della Soprintendenza avrebbe conseguenze gravi non solo per il futuro dello stadio e per la sua sostenibilità economica, ma anche perché ridurrebbe di molto le possibilità che le squadre restino a Milano con un nuovo impianto". Sì, perché l’unica area cittadina, oltre a quella di San Siro, dove l’amministrazione comunale ritiene si possa realizzare un nuovo stadio è quella di viale Puglie, che non è stata presa in considerazione da Milan e Inter. Entrambi i club puntano su terreni fuori Milano.
I rossoneri sull’area San Francesco a San Donato. Tanto che Sportlifecity, società che appartiene al 90% al club rossonero, ha già chiesto una variante urbanistica al Comune nell’hinterland sud-est di Milano per poter costruire la sua nuova casa. L’Inter, invece – e questa è la mossa nerazzurra da cui siamo partiti – analizzerà la possibilità di costruire il suo nuovo stadio a Rozzano. "Il club nerazzurro ha acquisito da Infrafin, società controllata dai gruppi immobiliari Bastogi e Brioschi, un diritto di esclusiva fino al 30 aprile 2024 finalizzato a verificare la possibilità di realizzare uno stadio e alcune funzioni accessorie all’interno dell’area di proprietà di Infrafin nel Comune di Rozzano", si legge in una nota di Bastogi e Brioschi.
L’area del gruppo Cabassi – a 700 metri dalla stazione della M2 Assago Forum e a pochi metri dalla tangenziale ovest e dall’A7 Milano-Genova – era già in pole position nelle preferenze nerazzurre da quando il Milan, lo scorso febbraio, decise di puntare sull’area nell’Ippodromo La Maura (ipotesi poi tramontata) e rompere l’accordo con i nerazzurri sul progetto del nuovo impianto a San Siro.
La svolta del vincolo su San Siro, a questo punto, potrebbe creare un grande problema a Palazzo Marino: il futuro del Meazza. Se i due club traslocheranno altrove e il Meazza non potrà essere né ampiamente ristrutturato né abbattuto, che ne sarà della Scala del calcio vuota? Ma in tutta questa “telenovela’’ calcistico-amministrativa che va avanti dal 2019 c’è anche un grande paradosso. Lo stadio di San Siro, infatti, ospiterà la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali del 2026 (il 6 febbraio) ed è candidato a ospitare la finale di Champions League nel 2026 o nel 2027. L’Uefa ha già comunicato al presidente della Federazione italiana giuoco calcio Gabriele Gravina e allo stesso Sala che la Scala del calcio milanese è in ballottaggio con lo stadio di Budapest per ospitare la finale del massimo trofeo calcistico continentale. Come dire che il Meazza, nonostante i suoi quasi 100 anni, si difende ancora bene. Ma Milan e Inter lo considerano ormai solo un vecchio impianto da abbandonare il prima possibile.