L’adescatore in rete non usa la forza. Inganna, raggira. Propone opportunità. Ci credette Jessica. Ci credono in molti. Dobbiamo proteggerci. E proteggere i nostri figli. Le trappole virtuali e la violazione d’identità. Revenge porn, sexting, body shaming. L’azione del branco, le challenge assassine e il gioco violento. Terminerà solo lunedì prossimo il ciclo di tre incontri “Adolescenti: impariamo a proteggerli“. Un viaggio fra i pericoli del web, organizzato dalla lista e movimento culturale La Svolta con il Rea (Istituto internazionale di criminologia, sicurezza e scienze forensi), con il contributo di “Unica persone“ e del “Sindacato unico militari“.
Un tavolo fisso di esperti, il coinvolgimento del pubblico, video e simulazioni: "Abbiamo cercato e cerchiamo – dice l’avvocata penalista Eliana Capizzi – di dare un taglio pratico, e consigli oltre che nozioni. Soprattutto ai giovani: contro ogni aspettativa, e con nostro piacere, stanno partecipando in parecchi". Con Capizzi al tavolo dei relatori la criminologa Luana Schepis e la coach Laura Scaglione, la moderazione a cura di Gianluigi De Sanctis. L’adescamento online il tema principe della seconda serata. "C’è un modus operandi, un rituale nella conversazione fra l’adescatore e la giovanissima vittima – così Capizzi – e c’è una prevenzione da adottare". E Scaglione provoca i tanti genitori in sala: "Volete controllare i figli adolescenti? Eh, troppo tardi. Il controllo va esercitato sui bambini piccoli. A 4 anni, a 5: quando per tenerli buoni li lasciamo da soli con il tablet connesso in mano. Che è come lasciarli soli al parco e tornare a riprenderli dopo due ore. E chi hanno incontrato hanno incontrato".
M.A.