MARIANNA VAZZANA
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Cronaca

Sandra Gilardelli, la partigiana e la rosa rossa: “Mi sentivo dalla parte giusta. Penso a chi non ha fatto ritorno”

Alla Cineteca Arlecchino il docufilm su Sandra Gilardelli, 99enne insignita dell’Ambrogino. A guerra finita le fu regalato un fiore che conserva ancora. Standing ovation nella sala piena

Sandra Gilardelli e Marco Manzoni, regista di “Sandra Gilardelli. La partigiana e la rosa rossa“, ieri al cinema Arlecchino

Sandra Gilardelli e Marco Manzoni, regista di “Sandra Gilardelli. La partigiana e la rosa rossa“, ieri al cinema Arlecchino

Milano – “Quando si ricorda la Resistenza, il mio cuore batte di più e il mio pensiero torna a tutti quei ragazzi che dalla montagna non sono più tornati. Per dare a noi la libertà e la democrazia”. Incanta quando parla, con una lucidità e una chiarezza che invitano al silenzio e trascinano, nel racconto, ai tempi della guerra. Immagini talmente nitide che sembra di vivere quei momenti, ora, sentendoli narrare da Sandra Gilardelli, milanese, che oggi ha 99 anni e che lo scorso 7 dicembre è stata insignita dell’Ambrogino d’Oro. A 18 anni divenne partigiana della Brigata “Cesare Battisti“ sui monti del Verbano, dall’autunno del 1943 fino alla liberazione di Intra il 24 aprile 1945.

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Una foto di gruppo della brigata “Cesare Battisti“ sui monti del Verbano  (Fasani)

“Il mio 25 Aprile è stato il giorno prima. Sono salita sul tram e qualcuno mi ha regalato una rosa rossa, che conservo ancora. Non sembra più neanche una rosa” ma resta il simbolo della Liberazione dopo tanta sofferenza. La novantanovenne è stata protagonista, ieri, all’anteprima della proiezione del docufilm a lei dedicato: “Sandra Gilardelli. La partigiana e la rosa rossa“ di Marco Manzoni, promosso da Anpi, Comitato provinciale di Milano, alla Cineteca Milano Arlecchino di via San Pietro all’Orto 9. Sala piena, all’evento che fa parte del progetto “Tempo di pace e di libertà“ del Comune di Milano nell’ambito di “Milano è Memoria” per l’80° Anniversario del 25 Aprile.

“Parliamo troppo poco, ai giovani, di quel che è stato”, dice Gilardelli, che da anni va nelle scuole a rinnovare quella memoria e a gettare semi nelle menti di bambini e ragazzi. Nel docufilm ripercorre tutta la sua storia, da quando, sfollata a Pian Nava, in provincia di Verbania, da Milano (dove studiava al liceo classico Parini), con la sua famiglia, decise di diventare partigiana. “Fu una cosa naturale per me. Mio padre era antifascista e mi diceva che senza libertà gli uomini non potevano essere felici”. Cominciò procurando il disinfettante, “c’era solo lo Streptosil. Ho fatto il giro di tutte le farmacie della zona, ma era troppo poco. Così mi sono rivolta a un amico, a Milano, che poteva mandarmene in grandi quantità”.

Poi, da staffetta, trasportava i messaggi tra i partigiani delle montagne sopra Pian Nava e i comandanti del Comitato nazionale di liberazione. “Una volta, sul treno, salirono i fascisti e perquisirono tutte le borse. Io avevo una lettera di partigiani nella borsetta. D’istinto la presi in mano, loro controllarono il resto e non si accorsero di nulla”. Tra i ricordi, anche l’episodio in cui fu aiutata da un soldato della X Mas, che prese in custodia lei e un’amica durante un controllo. “Non sapeva chi fossimo. Quando gli chiesi perché, mi rispose: “Perché mi avete ricordato le mie sorelle“”.

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Sandra Girardelli

Quelli sono stati anche gli anni in cui si è innamorata: di Michele Fiore, anche lui partigiano della Brigata Battisti. “Appena vidi i suoi occhi neri pensai che erano bellissimi. Fu un incontro strano, perché disse che di me “non si fidava“. Io mi ero già innamorata. Lo rividi a luglio del 1945. Andammo a ballare. E con Mosca (scomparso a luglio del 2013 a 93 anni, ndr) ho ballato per tutta la vita”. Dopo la guerra lo ha sposato e lo ha affiancato nel suo lavoro di avvocato; poi si è sempre dedicata al volontariato. Sandra e Mosca hanno avuto una figlia: Michela Fiore, colonna dell’Anpi Stadera, ieri in sala insieme alla madre. Presenti il regista Marco Manzoni; Primo Minelli, presidente Anpi provinciale di Milano, il direttore della Cineteca Arlecchino Matteo Pavesi, la presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi e le consigliere Diana De Marchi e Roberta Osculati. Alla fine del docufilm, tutta la platea si è alzata in piedi e ha applaudito. A Sandra Gilardelli è poi stata consegnata una rosa rossa. “Io – commenta – ho fatto quello che avreste fatto tutti. Sentivo di essere dalla parte giusta”.