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Milano, 30 ottobre 2014 - Entrata in ospedale per una semplice protesi all’anca, ne è uscita con un’invalidità del 75 per cento. A 50 anni, in pratica ha perso l’uso di una gamba. Così ora la Procura ha citato a giudizio il medico che l’ha operata, il professor Gianni R., 80 anni, una sorta di luminare in questo genere di interventi chirurgici. Eppure, secondo l’accusa del pm Ferdinando Esposito sorretta dagli esiti di una consulenza medico legale, in quel caso il dottore non avrebbe agito con attenzione in sala operatoria, provocando alla paziente «la lesione del nervo femorale destro (...) omettendo le dovute cautele che avrebbero evitato l’insorgenza delle gravissime conseguenze». La donna, originaria del Frusinate, si sottopose a intervento chirurgico al Policlinico San Donato Milanese nel febbraio 2010. Fin dal giorno successivo, ha raccontato nella sua querela, ebbe la sensazione di non sentire più la gamba, accompagnata ad un continuo dolore. Ricevette rassicurazioni dal professore che l’aveva operata, ma le cose nei giorni seguenti non migliorarono affatto. Tanto che, anche dopo il trasferimento ad una clinica per la riabilitazione a Pavia, la gamba restava un peso morto.
Né avrebbero avuto effetto i farmaci che erano stati prescritti alla signora e che invece di attenuare il dolore l’avevano per certi versi accentuato. Fino a quando accertamenti più approfonditi non fecero emerge i segni della «marcata sofferenza del nervo femorale». La consulenza affidata dalla Procura ai medici legali Cinzia Bottarini e Antonio Osculati individua «elementi di imperizia nell’operato di chi effettuò la divaricazione dei tessuti per consentire l’accesso ai segmenti ossei nel corso dell’intervento di protesizzazione dell’anca destra». Così ora il professor Giorgio R., che sul suo sito online viene definito «un riferimento a livello nazionale ed internazionale sulla chirurgia dell’anca», si trova a doversi difendere dall’accusa di lesioni colpose aggravate, avendo cagionato alla paziente «la paralisi totale del nervo femorale destro».