Giorni intensi per i soccorritori, volontari e dipendenti. C’è chi sceglie di prestare servizio, rinunciando a stare in famiglia per aiutare gli altri. Aumentano però le aggressioni e le minacce e la situazione inizia a diventare un serio problema. Ora in Lombardia, la figura del soccorritore è riconosciuta. Ne abbiamo parlato con Diego Bollani, 41enne novatese, segretario regionale della Lombardia Ugl salute e dirigente nazionale da quasi dieci anni. Lui ha iniziato come volontario nel mondo sanitario da quando aveva sedici anni con la “Sos Novate”, poi dipendente nelle croci del 118 di Milano.
"Insieme ad altri colleghi abbiamo portato avanti l’idea di dare un valore ai dipendenti e volontari del servizio sanitario di emergenza urgenza, figure che non sono mai state riconosciute rispetto agli Oss, infermieri, medici, fisioterapisti, figure che lavorano all’interno degli ospedali. Nel 2024 Regione Lombardia ha iniziato tramite una legge a riconoscere la figura del tecnico di centrale operativa del numerico unico di emergenza 112 e del tecnico sanitario d’emergenza che lavora in centrale operativa 118, all’interno dell’ospedale Niguarda di Milano", spiega Diego Bollani. Attualmente la Lombardia è l’unica regione ad essere stata riconosciuta e la speranza è che presto sia riconosciuta anche a livello nazionale.
"C’è inoltre la questione del contratto nazionale della sanità pubblica, scaduto nel 2021 e speriamo che a breve avvenga il rinnovo con l’integrazione del riconoscimento a livello nazionale", continua Bollani. L’altro tema riguarda le aggressioni che sempre più spesso avvengono nelle strutture sanitarie a danni di infermieri, medici, operatori e al personale che presta soccorso in ambulanza.
"Capiamo la sofferenza - che si è creata dopo il Covid - di personale negli ospedali, dei medici di base, della guardia medica e dei Pronto soccorso. Dall’altra parte però non è ammissibile che queste ansie si trasformino in violenza contro chi sta lavorando. Chi è presente lavora molto e alcuni non si sono mai fermati dopo il Covid, proprio per aiutare a sopperire le situazioni di urgenza. Il mondo è diventato “tutto e subito” ma viviamo comunque in una comunità. Non è ammissibile che si impegna come volontario o dipendente sulle ambulanze, rinunciando a del tempo con le proprie famiglia le sere, i sabato, le domeniche o i festivi, venga aggredito verbalmente o fisicamente. Si rischia inoltre che questa figura perda di interesse e non sia più allettante", conclude Bollani.