Mario Melazzini (nella foto) è il nuovo direttore della Direzione generale Welfare di Regione Lombardia. La Giunta regionale lo ha nominato ieri con delibera su proposta dall’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso. Melazzini arriva al posto di Marco Cozzoli, direttore generale uscente, che lascia per divergenze di opinioni con Bertolaso. Cozzoli coordinerà l’Unità Operativa Programmazione negoziata progetti strategici trasversalì della Direzione Centrale Programmazione e Relazioni esterne della Regione. "Il valore di Melazzini non è una scoperta recente – ha sottolineato Bertolaso –. Con lui sto lavorato a stretto contatto da quando sono diventato assessore ed è riconosciuto da tutti un esperto molto più che autorevole. Melazzini conosce perfettamente la macchina regionale ma ha anche una grande esperienza sul campo, a contatto diretto con le persone, che gli permetterà di affrontare al meglio le sfide e le problematiche concrete che ci stiamo impegnando a risolvere per i lombardi, per i pazienti e per tutto il personale del sistema sanitario regionale".
Melazzini si è detto "onorato e orgoglioso" di ricoprire "questo prestigioso ruolo" come Direttore Generale Welfare della Regione. "Mi considero un civil servant e questo incarico rappresenta una straordinaria opportunità per contribuire al miglioramento della qualità della vita dei cittadini lombardi. La responsabilità che mi è stata affidata è un impegno che affronterò con passione, determinazione e senso di responsabilità e umiltà". Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd e capogruppo in Commissione Sanità, commenta: "Nulla da dire sulle sue competenze. Ma qui il problema non è la professionalità dei singoli: cambiare i dirigenti del più importante assessorato della Regione ogni pochi mesi e mantenere sempre le stesse politiche sanitarie, non solo non risolve i problemi della sanità lombarda, ma la fa addirittura ulteriormente arretrare. A fronte di bisogni di salute che non sono più gli stessi di 30 anni fa, che la riforma Maroni del 2015 e la riforma Moratti del 2021 non hanno saputo affrontare, o la Regione decide finalmente di abbandonare le sue politiche ospedalocentriche per puntare davvero sulla prevenzione e sulla sanità territoriale, o continuerà quel declino che da anni i cittadini vivono sulla propria pelle. Se il presidente Fontana e pensano che il turnover dei direttori generali possa risolvere i problemi delle lunghe liste d’attesa, della carenza di personale e del mancato governo dell’offerta sanitaria privata, ci ritroveremo presto con un altro dirigente bruciato e problemi ancora più gravi".