
"Santa alleanza delle cosche e affari dei colletti bianchi"
di Anna Giorgi
"Meglio un brutto accordo che una bellissima guerra". E ancora: "La pace è buona per tutti, la guerra porta solo disgrazie per tutti". Ecco le frasi intercettate al telefono tra i dialoghi dei “nuovi mafiosi“, quelli evoluti ed infiltrati nella borghesia economica. Le ha citate ieri il capo della Direzione distrettuale antimafia milanese Alessandra Dolci, intervenendo al convegno organizzato da Libera sulle mafie in Lombardia e nel Nord Italia.
"Le mafie non si fanno la guerra fra loro. Il nostro timore - sempre Dolci che parla - è, al contrario, che facciano una “santa alleanza“ per spartirsi in modo ancor più capillare gli affari e il controllo economico. Hanno una capacità straordinaria di fare sistema, per le mafie esistono solo gli affari".
Come è cambiata la mafia in questi ultimi anni?
Se la Lombardia è la capitale economica d’Italia per la procuratrice Dolci è qui che la ’Ndragheta continua a fare affari, cambiando pelle.
"Se dagli anni della indagine “Infinito“ fino al 2013 - dice - l’uomo di ’ndrangheta era sostanzialmente un nullafacente, oggi non è più così, oggi è un imprenditore spesso rispettato, che commette reati economici. Ed è molto bassa, oggi, la soglia di percezione del disvalore dei reatio economici".
E cita a questo proposito: "Recentemente mi sono occupata di un soggetto già condannato due volte con sentenza passata in giudicato per il 416bis (associazione di tipo mafioso), me lo sono trovata di nuovo a processo per un reato economico, cioè bancarotta, distrazione di fondi. Ma l’elemento che mi ha fatto più riflettere è che socialmente veniva considerato affidabile negli affari. Si era “ripulito“ era tornato in circolazione e continuava ad aver credito nel mondo economico-finanaziario. Ecco, anche questo è il potere della mafia".
E ancora prosegue Dolci: "È così che gli ’ndranghetisti continuano a fare affari a Milano, ripuliscono soldi, fanno bancarotte semplici e per distrazione. Poi ricominciano". E aprono locali, li chiudono e li riaprono sotto altra insegna, pizzerie, locali da ballo, bar e pasticcerie, altro giro, altra faccia, stesso metodo. "E vedere ancora in giro i pluricondannati, purtroppo fa comprendere appieno anche l’inefficacia della sanzione penale, l’incapacità del nostro sistema di attuare il principio della finalità rieducativa della pena. Io ho sempre sostenuto che chi è mafioso lo è sempre. E questo lo dico anche a proposito delle questioni dibattute in tema di ergastolo ostativo e 41 bis, che vengono oggi messi in discussione". E al tavolo Giancarlo Caselli, ex magistrato oggi presidente onorario di Libera lancia un monito: "Corrono tempi brutti, corrono tempi di negazionismo e riduzionismo, lo dico anche ai più giovani (ai tanti ragazzi delle scuole che hanno assistito al convegno), chiedo attenzione, approfondimento sui temi delle mafie, per questo Libera è importante".