MILANO – Lo sguardo concentrato a scrutare l’orizzonte. Maglietta nera. Pochi secondi e sparisce tra l’erba alta. Come i suoi compagni. Tra gli attori del film “Il pianto degli eroi - L’Iliade e le Troiane nel carcere di Bollate“ c’è anche lui: Nicola Sapone. Il nome compare, tra gli altri, sulla locandina e nei titoli di coda. Sapone, 47enne, che è stato ritenuto “il capo“ delle Bestie di Satana, sta scontando a Bollate un doppio ergastolo per l’omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino e per quello di Mariangela Pezzotta. Dal giorno dell’arresto – la sentenza è del 2006 – non ha smesso di dirsi innocente. Entrato in carcere con la quinta elementare, si è diplomato in ragioneria e laureato in filosofia.
Il percorso di recupero continua con la cultura. Ora, con la recitazione: veste i panni di Agamennone, capo degli Achei, nella guerra di Troia. Ed è proprio la guerra al centro del progetto cinematografico promosso dall’Università Iulm e portato avanti dai due registi Bruno Bigoni e Francesca Lolli, con l’obiettivo di costruire un percorso virtuoso che permettesse ad alcuni studenti della Magistrale di Cinema Tv e New media di poter lavorare con un gruppo di detenuti di Bollate. Un’opportunità anche per gli stessi reclusi, che hanno partecipato al progetto culminato con la realizzazione del film, girato tra le mura del penitenziario e prodotto da IULMovie Lab. L’opera sarà presentata in anteprima a Filmmaker Festival 2024 - Teatro Sconfinato domenica 17 alle 21 al Cinema Arlecchino.
Da aprile a giugno 2023 i due registi e tre studenti, con un gruppo di dieci detenuti, hanno lavorato sul testo e sul corpo, individuato luoghi e personaggi. Poi le riprese, per un mese. La storia: all’interno di un carcere infuria da 10 anni una guerra tra due clan. I detenuti portano in scena una rivisitazione dell’Iliade di Omero e delle Troiane di Euripide, interpretando i ruoli maschili, mentre attrici professioniste danno voce a quelli femminili. Svelano battaglie interiori, intrecciando storie di umanità e redenzione.
“Il tentativo – spiega Bigoni – è stato quello di riflettere sul tema della guerra, accettando la sfida di affrontarlo in un luogo in cui la guerra c’è tutti i giorni”. Ritiene prezioso il lavoro svolto con le persone, indistintamente. “Non ho mai chiesto a nessuno per quale motivo fosse in carcere: mi interessa solo la dimensione umana e il rispetto”. Lolli sottolinea di non essere “mai entrata in un carcere prima d’ora ma ne avevo il desiderio. È stata un’esperienza piena: ho trovato un’umanità incredibile, che si è affidata a noi. C’è la guerra di ciascuno e quella esterna: com’è percepita in un penitenziario, isolato? Nel film, poi, etnie, lingue e culture diverse si uniscono”.
Ciascun attore parla infatti il proprio linguaggio: italiano, spagnolo, arabo e inglese. Nel ruolo di Ettore, Omar Fathi Azzab Ibrahim: “Mi sono innamorato del teatro – rivela –. Mi sento come Ettore, che non combatte per sé stesso. Nel mio piccolo cerco di evitare i litigi. Ho 29 anni, posso uscire dal carcere per lavorare, tra le 8 e le 20. Lavoro nell’edilizia e come cantautore, che vorrei diventasse il mio mestiere”. La realizzazione del film è stata finanziata dall’Università Iulm, sostenuta e resa possibile dalla direzione del carcere Bollate, dalla Cooperativa sociale Articolo3, dal Ministero di Grazia e Giustizia e dall’organizzazione esecutiva di Altamarea Film.