GABRIELE MORONI
Cronaca

Sarah Scazzi, dieci anni dopo "Un dolore che non passerà mai"

Claudio, il fratello della ragazza uccisa il 26 agosto del 2010 in Puglia, vive e lavora nell’Alto Milanese. "Per me è impossibile dimenticare quel che le hanno fatto, ma almeno giustizia è stata fatta".

di Gabriele Moroni

Sono trascorsi dieci anni, ma quello entrato nell’iconografia popolare come il “delitto di Avetrana” appartiene al novero delle vicende consegnate a una specie di dimensione atemporale. Dieci anni da quel 26 agosto 2010, ad Avetrana, piccolo centro del Salento, quando Sarah Scazzi, 15 anni, studentessa dell’istituto alberghiero, esce di casa, attesa per un pomeriggio al mare. Viene inghiottita nel mistero fino al ritrovamento del corpo, il 6 ottobre, in un pozzo per irrigare i campi.

Claudio Scazzi (nella foto) è il fratello maggiore di Sarah. Ha 35 anni e da quindici vive a San Vittore Olona. Lavora come autista all’Amga di Legnano.

Claudio, come ha vissuto questi dieci anni?

"In maniera altalenante. I primi anni sono stati i più intensi e anche i più difficili. Poi sono andato avanti a fase alterne".

La Cassazione ha reso definitive le condanne: ergastolo alla cugina Sabrina Misseri e a sua madre Cosima Serrano, otto anni di reclusione allo zio Michele Misseri per soppressione di cadavere. Ritiene che sua sorella abbia avuto giustizia?

"Secondo me, sì. Nelle indagini è stato fatto tutto quello che era possibile fare, senza tralasciare nulla. Anzi, voglio ringraziare ancora una volta gli inquirenti. Questo posso dire: non è stato trascurato nulla. Ne sono convinto. Dalle evidenze processuali emerge la responsabilità delle persone condannate".

Cosa prova nei confronti di queste persone?

"Ovviamente non possono essere sentimenti positivi. Anche qui: sono passato attraverso fasi diverse, con sentimenti uguali secondo la fase che mi trovavo a vivere. È un misto di sentimenti, senza che nessuno sia predominante sugli altri. Va avanti così da dieci anni. È logico che in un arco di tempo tanto lungo non si provi sempre la stessa cosa".

E oggi?

"Oggi è il momento più triste: quello della ricorrenza. Il momento più triste, più delicato. Ogni anno è lo stesso, a mano a mano che ci si avvicina alla data".

Cos’ha ucciso Sarah? Gelosia? Invidia? Odio?

"Dalle indagini sono emerse varie situazioni. Una serie di problemi concatenati all’interno di quella casa, fra madre e figlia, fra Sabrina e Ivano (Ivano Russo, il ragazzo che secondo l’accusa avrebbe fatto ingelosire Sabrina Misseri, tanto da uccidere la cugina Sarah - ndr)".

C’è stata anche omertà?

"Non penso. La procura ha messo in campo tutti i possibili strumenti di indagine. Se c’era omertà, è stata subito smantellata. Sulle condanne per gli altri reati non voglio esprimere opinioni. È giusto aspettare i tre gradi di giudizio".

I ricordi legati a Sarah?

"Sono sopratuttto quelli dell’estate, quando scendevo per la vacanze. Il sole, il mare, la serenità. Ero maggiore di lei di dieci anni. Non eravamo molto distanti. Capivo, la capivo, anche perché certe cose le avevo passate prima. Avevamo l’età giusta per comprenderci a vicenda. Il nostro era un rapporto molto bello. Capivo quello che lei mi diceva e anche quello che non mi diceva".

Grande confidenza?

"Sì, assolutamente. Si parlava della giornata in corso e della giornata di domani, delle uscite, delle vacanze. Mi fermavo venti, venticinque giorni e lei era molto contenta perché con la mia presenza era anche più libera, poteva uscire di più, fare quello che poteva fare una ragazzina di 15 anni".

Quando vi siete visti per l’ultima volta?

"Qualche giorno prima del 26 agosto. Abbiamo trascorso insieme la mattinata. Ci siamo salutati in casa con la promessa di telefonarci. Il giorno dopo avrei ripreso il lavoro. Sono uscito di casa verso l’una, l’una e mezza del pomeriggio. La mamma mi ha accompagnato alla stazione dei pullman".