MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Milano, scalata fuorilegge sulla cupola della chiesa di San Carlo alta 37 metri

Su Instagram pubblicate le immagini di nuove “imprese” degli arrampicatori: fenomeno in aumento, le denunce non scoraggiano

Si arrampica sulle impalcature di notte. Cammina sui corridoi a cielo aperto, sospeso tra i tubi d’acciaio. Infine passeggia sulla cupola a quasi 37 metri di altezza e sale – rischiando la vita – fino alla croce. La performance, l’ennesima, di uno scalatore urbano fuorilegge è comparsa in un video sul suo profilo Instagram lo scorso 1° novembre. Metro dopo metro, ha raggiunto (non è specificato quando) la cima della chiesa di San Carlo al Corso, nell’omonima piazza, lungo corso Vittorio Emanuele. Nel filmato si vedono i suoi piedi penzoloni. Dall’alto, il panorama di fronte con le insegne dei negozi. E naturalmente la Madonnina, in lontananza, che dal cielo pare ancora più vicina. In un’altra carrellata di foto mostra altre imprese: i selfie dalla cima di San Siro, sui tetti di Porta Nuova. In un’immagine, il protagonista è seduto sul bordo di un grattacielo, sospeso nel vuoto. “Imprese“ che ricordano le scalate del climber fuorilegge Dedelate, saluto sulla guglia maggiore del Duomo tra il 20 e il 21 maggio scorsi. Il ragazzo della provincia di Sondrio è riuscito a scattarsi foto con la Madonnina: per salire in cima avrebbe utilizzato l’impalcatura esterna approdando alle terrazze e, da lì, alla guglia maggiore. Il mese dopo è stato identificato e denunciato per invasione di edifici e danneggiamento dalla polizia locale. Ma il provvedimento non l’ha scoraggiato, anzi il giovane ha espugnato pure San Siro lo scorso 24 giugno durante il concerto di Sfera Ebbasta.

Sui social, i commenti sono sempre entusiasti. “Spettacolo”, “richiedo una vita così”, scrivono i fan dell’ultimo “scalatore“. Ma non è l’unico: su Instagram, sono tante le immagini postate da più ragazzi, su diversi profili. “Io la vedo come una sorta di parkour, scalata da togliere il fiato. La ricerca dell’adrenalina non è uguale per tutti”. In un profilo, si vedono ragazzi salire, tirandosi su con delle funi, su un grattacielo che ha tutta l’aria di essere abbandonato. Ogni volta, le imprese generano pericolose emulazioni.

“Le imprese degli “arrampicatori urbani“ – spiega Fabiola Minoletti, vice presidente del Coordinamento comitati milanesi ed esperta di graffitismo vandalico – sono amplificate dalla diffusione sui social. Spesso questo fenomeno si accompagna alle esplorazioni urbani ourbexer (in strutture abbandonate o in luoghi di drenaggio delle acque, in tunnel o in passaggi sotterranei). Una pratica diffusa in tutto il mondo. Ma si rischia la vita e si innescano emulazioni. Ogni volta, si cercano obiettivi-simbolo per superare l’arrampicata precedente”. E l’asticella del rischio è sempre altissima.

Ancora: “Spesso si genera anche un business. Per esempio, con la scalata alla Madonnina è stato promosso un brand di magliette”. Guardando i video e le foto, si nota anche che gli obiettivi ritornano ciclicamente: le chiese, lo stadio, i grattacieli. Come a voler mostrare di “non essere da meno“.

Minoletti conclude sottolineando che “dopo il caso di Dedelate, nonostante lui e i componenti della sua crew (del suo gruppo, ndr) siano stati indagati, il fenomeno degli arrampicatori urbani non si è arrestato, anzi è in forte crescita. Sui social compaiono profili sempre nuovi, di ragazzi spesso minorenni o poco più, ancora con pochi follower, che imitano i loro predecessori con intrusioni allo stadio, scalate alle torri e sulle chiese. Il fenomeno deve essere seriamente monitorato e contrastato. Perché questi ragazzi rischiano di morire”.