ANDREA GIANNI
Cronaca

Scalo House: non c’è liquidità, il costruttore non restituisce le caparre alle famiglie

Il sequestro del cantiere è scattato nello scorso novembre per presunti abusi edilizi. Tutte le opzioni sul tavolo sono un salto nel vuoto: attendere i processi, fare causa o predere il denaro

Il complesso sequestrato in via Lepontina

Il complesso sequestrato in via Lepontina

Milano, 12 aprile 2025 – Per le famiglie che hanno acquistato casa nel complesso Scalo House in via Valtellina 40 nei pressi dell’ex scalo Farini, uno dei cantieri posti sotto sequestro nell’ambito delle indagini della Procura di Milano su presunti abusi edilizi, l’ultimo incontro con lo sviluppatore Green Stone ha aperto nuove incognite sul futuro.

“Ci hanno comunicato che in questo momento non c’è la liquidità disponibile per restituire, a chi volesse uscire dal progetto, le somme già versate come caparra per l’acquisto”, spiega uno degli acquirenti riuniti nel comitato “famiglie sospese“.

La donna ha già versato come anticipo 180mila euro - soldi messi da parte fra risparmi, liquidazione e Tfr dopo la fine di un rapporto di lavoro - che allo stato sono di fatto congelati.

Le opzioni sono, in ogni caso, un salto nel vuoto: attendere uno sblocco del cantiere (Green Stone ha presentato ricorso in Cassazione contro il sequestro, che però in altri casi analoghi è stato confermato) e la fine del procedimento giudiziario oppure fare causa alla società, affrontando anche in questo caso tempi lunghi.

Uscire dal progetto, in questo stadio, significherebbe perdere la maggior parte della somma, perché non riuscirebbero a far valere le fideiussioni. “Alla mia età non posso attendere anni – racconta l’acquirente – e se ne avessi la possibilità uscirei dal progetto, così come tanti altri. Ci hanno inoltre comunicato che, se dovesse sbloccarsi la situazione, troverebbero i finanziamenti per concludere i lavori”.

Una trappola, quindi, che coinvolge le famiglie che hanno puntato sul nuovo complesso residenziale, due torri di 8 e 13 piani per circa 180 abitanti, in una zona dai valori in crescita.

“Abbiamo scoperto che nel 2020 abbiamo acquistato una casa che non aveva ancora il titolo abitativo – prosegue – e a dicembre 2024 era prevista la consegna di appartamenti che ora non sappiamo se e quando vedremo”.

Un cantiere sotto sequestro dallo scorso novembre, dopo che il gip ha accolto la richiesta dei pm Petruzzella, Filippini e Clerici, in quanto ritenuto abusivo. Un sistema analogo a decine di altre opere finite al centro di inchieste, con imprenditori, architetti, dirigenti e funzionari comunali indagati e in alcuni casi già sotto processo: nuova costruzione fatta passare per ristrutturazione, assenza del piano attuativo e altre presunte irregolarità.

Un sequestro che riguarda anche l’adiacente studentato, già occupato. Intanto cresce la preoccupazione fra le “famiglie sospese“, acquirenti di case in complessi sotto sequestro, bloccati per le inchieste sulla gestione dell’urbanistica milanese o per lo stallo negli uffici comunali. Un comitato che, dopo aver incontrato Sala e Fontana, chiede risposte.