Milano, 8 novembre 2024 – La Procura descrive un quadro “allarmante” che vede i progetti urbanistici a Milano “dipendere in maniera di fatto determinante dal parere della Commissione per il Paesaggio del Comune” i cui membri avrebbero operato “in un contesto caratterizzato da conflitti di interesse e opacità”.
Un presunto “sistema consolidato nel tempo, in virtù del quale sembrerebbero essere meno tutelati gli interessi della collettività e del Comune e sempre più avvantaggiate le società operatrici e i loro progettisti, a scapito dell’interesse pubblico”.
Considerazioni al centro del decreto di perquisizione a carico di 16 persone firmato dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Paolo Clerici, nell’ambito della serie di indagini su progetti di rigenerazione urbana che hanno portato a un nuovo sequestro, disposto dal gip Mattia Fiorentini ed eseguito dalla Gdf, per presunti abusi edilizi in zona Scalo Farini.
Sigilli a edifici e cantieri
Uno studentato privato con 122 posti letto in via Lepontina 4 “sottoposto a convenzionamento con il Comune di Milano sull’asserito presupposto dell’interesse pubblico del servizio”, già operativo e abitato da universitari, e il cantiere del progetto Scalo House, sempre sviluppato da Green Stone Sicaf, per la “demolizione degli uffici in cortile di via Valtellina 38” e la costruzione, con cambio di destinazione a residenziale, di due torri: una alta 45 metri, con 13 piani, e l’altra di 31 metri, con 8 piani, per un totale di 180 “nuovi abitanti insediabili” nel quartiere che si aggiungono ai 122 posti nella residenza per studenti. Un’inchiesta che vede 12 indagati fra costruttori, progettisti, funzionari e dirigenti comunali.
Indagati e perquisiti
Tra loro Paolo Mazzoleni, attuale assessore all’Urbanistica a Torino e già coinvolto in altre indagini sull’urbanistica milanese, in qualità di ex componente della Commissione paesaggio e anche come firmatario del progetto Scalo House.
Le accuse sono le stesse al centro delle inchieste su decine di progetti di sviluppo immobiliare, già sfociate in tre sequestri (Scalo House e il Giardino Segreto sempre in via Lepontina, le Residenze Lac in via Cancano): violazioni della normativa urbanistica, con una conseguente quantificazione sottostimata degli oneri di urbanizzazione, un illecito aumento delle superfici e della cubature realizzabili, nuove costruzioni fatte passare come ristrutturazioni, vantaggi per i privati e assenza di un piano per regolare l’impatto dei nuovi abitanti sul quartiere, la convenzione firmata dai dirigenti comunali senza passare al vaglio del Consiglio comunale e della Giunta.
Dalle indagini emerge un “sistema” che avrebbe come “cardine”, secondo i pm, la Commissione per il paesaggio formata da professionisti nominati dal sindaco ogni triennio. Sono emerse infatti, oltre alle mancate dichiarazioni di un “conflitto d’interesse” anche potenziale, “disparità di trattamento” tra progetti, “a seconda se il progettista sia o meno inserito in quelli che appaiono “circuiti di privilegio“ caratterizzati da traffico di influenze”.
Progetti trattati diversamente
Nel decreto di perquisizione disposto anche a carico dell’avvocato ed ex assessora all’Urbanistica della Giunta Pisapia Ada Lucia De Cesaris (non indagata) sono elencati alcuni “casi sintomatici” di questa presunta disparità: via Lepontina 4/via Valtellina 38, dove il progetto dell’architetto Mazzoleni è stato approvato mentre quello presentato in precedenza da un altro professionista ha subito “diversi dinieghi” e via dell’Assunta, che ha visto “l’elaborato progettuale ricevere più pareri contrari salvo poi ottenere parere favorevole una volta cambiato il progettista”, partner di uno dei commissari indagati.
Poi c’è il progetto di via Lamarmora 23/27 che vede un architetto componente della commissione, Emilio Cerri, indagato per traffico di influenze, perché “vantando aderenze e canali privilegiati presso lo Sportello Unico Edilizia” si sarebbe proposto al legale rappresentante della società promissaria acquirente dell’immobile come “facilitatore per l’ottenimento del titolo edilizio”.
In questo capitolo spunta anche il nome dell’ex assessora De Cesaris, che a maggio dell’anno scorso in qualità di consulente di una banca finanziatrice dell’operazione avrebbe rivelato a Cerri “il contenuto” di un incontro interno all’istituto di credito, “facendogli sapere” che il costruttore l’aveva “estromesso dal progetto, confermando il vecchio progettista”. Venuta meno la figura di Cerri, tra l’altro, la pratica si arenò.
Aspetti al centro di ulteriori indagini, anche attraverso l’analisi dei “contatti avvenuti via chat” ed email, per “ricostruire la rete di relazioni che influenzano in concreto le scelte dell’amministrazione” e quei “gruppi di pressione” a Palazzo Marino.