La storia di Cyprien e Diogene, sopravvissuti al genocidio di 30 anni fa in Rwanda, è davvero toccante. Amici per la pelle – il primo Tusti, il secondo Hutu – erano in un orfanotrofio di Rilima in Rwanda quando i volontari italiani per salvarli riuscirono a portarli via. Una fuga drammatica, in volo con un aereo dell’aeronautica militare che in decollo si narra fosse bersaglio di raffiche di mitra. Poi l’atterraggio in Italia a Ghedi e il trasferimento a Castenedolo nell’ex asilo Pisa, dove un centinaio di volontari si prese cura dei piccoli. Cyprien Camporeale Ntawakuriryayo, in arte Syp, 31 anni, e Diogene Madella Ntawushiragahinda, di 32 anni, sono testimoni di un genocidio terribile: fanno parte del “gruppo dei 41“ bimbi dai 6 mesi ai sei anni sfuggiti al massacro e arrivati in Italia. Da anni i due amici per la pelle vanno in giro per scuole, associazioni e ovunque li ospitino a parlare di pace e testimoniare il genocidio. Li abbiamo incontrati a Baranzate dove il reverendo Andrea Gattuso e Pasquale Casarino (in arte Mago Linus) di Connection missions Odv hanno organizzato una serata di riflessione e speranza e presentato il “Progetto Rwanda“.
Diogene Madella è nato a Kanzenze, nel distretto di Rubavu. È arrivato in Italia all’età di due anni ed è stato poi adottato. Vive a Brescia e lavora in un centro diurno di neuropsichiatria infantile da 9 anni: "Nel 2016 ho avuto l’immensa fortuna di partecipare a un bellissimo progetto: ho preso parte, come attore, a un docufilm sul genocidio avvenuto nell’aprile del 1994 in Rwanda: quasi un milione di persone massacrate a colpi di machete in poco più di tre mesi in un conflitto etnico senza precedenti". Il film “Rwanda“ è stato diretto da Riccardo Salvetti ed è tratto dallo spettacolo teatrale di Mara Moschini e Marco Cortesi. La pellicola è stata girata nel Forlivese e la première si è svolta nella prestigiosa cornice delle “Giornate degli autori“ alla 75° Mostra del Cinema di Venezia.
"Grazie a questa esperienza stupenda, io e Cyprien ci siamo resi conto di avere una grande responsabilità nei confronti delle nuove generazioni, e abbiamo deciso di iniziare un nuovo progetto che ha l’obbiettivo di sensibilizzare i giovani sul tema del genocidio e creare consapevolezza sugli avvenimenti che hanno dilaniato il “Paese delle mille colline“ nel ‘94, affinché si possa evitare che una tragedia simile si ripeta. Il mondo è tuttora dilaniato da troppi conflitti, alcuni dei quali anche molto vicini a noi. Il nostro cammino di sensibilizzazione è mirato proprio a stimolare riflessioni in tal senso".
"Le emozioni che mi attraversano durante le conferenze, le presentazioni e gli eventi a cui prendiamo parte sono molteplici e non sempre semplici da gestire – confessa Diogene –. Ciò che peró mi muove e mi motiva a dare il meglio è proprio il pensiero di lasciare ai giovani uno spunto di riflessione utile a renderli consapevoli del grande potenziale che ha ciascuno di noi: possiamo compiere scelte che possono realmente cambiare il mondo, e batterci affinché la violenza non sia mai più la risposta a conflitti, diatribe, contrasti o differenze culturali".
Diogene non è ancora riuscito a tornare in Rwanda, ma dentro di sé porta il suo martoriato Paese d’origine. "Sicuramente nel prossimo futuro torneró a riabbracciare la terra da cui provengo".