ANDREA GIANNI
Cronaca

Scandalo diamanti, l’ultimo atto. Svolta sugli indennizzi: ok al piano: "Cruciale la deconfisca dei beni"

Via libera al concordato preventivo di Dpi, uno dei broker finiti sotto accusa per la maxi-truffa "Dalle banche risarcimenti per 458 milioni di euro a 20mila clienti, ma restano posizioni aperte".

Scandalo diamanti, l’ultimo atto. Svolta sugli indennizzi: ok al piano: "Cruciale la deconfisca dei beni"

Scandalo diamanti, l’ultimo atto. Svolta sugli indennizzi: ok al piano: "Cruciale la deconfisca dei beni"

Il tesoro di Diamond Private Investment srl (Dpi), una delle società coinvolte nello “scandalo dei diamanti“, potrà essere utilizzato per risarcire risparmiatori che, a distanza di anni, attendono ancora un ristoro. Il Tribunale civile di Milano, infatti, ha dato il via libera alla procedura di concordato preventivo della società con sede in via Cesare Battisti, ora in liquidazione, che ha cessato le attività "senza prospettive di ripresa", lasciando uno strascico di debiti da pagare. Il piano dovrà essere votato dai creditori, entro il prossimo 23 ottobre, attraverso Pec al commissario nominato dai giudici.

È l’ultimo atto di una complessa vicenda, sul fronte penale e civile, transitata in uffici giudiziari di mezza Italia. L’inchiesta, coordinata dal pm Grazia Colacicco, aveva accertato presunti profitti illeciti per quasi 500 milioni di euro ai danni di migliaia di investitori, tra cui anche clienti vip come Vasco Rossi (episodio prescritto e quindi archiviato) vittime di una maxi truffa. Per l’accusa, i diamanti venivano venduti a prezzi gonfiati a clienti ignari con la presunta complicità degli istituti di credito, attraverso le società Diamond Private Investment e Intermarket Diamond Business. Società, quest’ultima, presieduta da Claudio Giacobazzi, “re dei diamanti“ che nel 2018 si è tolto la vita in un hotel di Reggio Emilia. Sul fronte penale il caso è ancora aperto: ci sono stati rinvii a giudizio e patteggiamenti, stralci e trasmissione degli atti per competenza territoriale agli uffici giudiziari di diverse città, risarcimenti offerti dalle banche coinvolte per chiudere il contenzioso con i risparmiatori e successivi "accordi transattivi". Tra le posizioni rimaste in sospeso quelle dei clienti che hanno acquistato i diamanti direttamente delle società, senza l’intermediazione della banche. Nel decreto della seconda sezione civile del Tribunale di Milano, presieduta da Caterina Macchi, vengono ricostruite le tappe della complessa vicenda. A luglio del 2021 il gip dispose la "confisca dell’attivo di Dpi, precedentemente oggetto di sequestro preventivo, fino a concorrenza di 88.180.634 euro". Il 16 giugno del 2023 è arrivata la svolta, con la decisione del gip di Milano di autorizzare "la revoca della confisca dell’attivo di Dpi nei soli limiti richiesti per l’esecuzione del concordato preventivo (...) al fine di soddisfare i terzi creditori di buona fede" e anche per saldare la sanzione di un milione di euro inflitta dall’Antitrust nel 2017. Ordinanza poi divenuta definitiva, perché il 23 novembre 2023 la Cassazione ha respinto il ricorso della Procura.

Una "ordinanza di deconfisca condizionata" che, secondo il Tribunale civile, riveste un "ruolo cruciale" nel percorso per risarcire i creditori, tra cui gli acquirenti diretti dei diamanti "senza transito per il canale bancario". Nella cassaforte ci sono pietre preziose per un valore di oltre 10 milioni di euro, secondo le stime dell’Istituto gemmologico nazionale aggiornate lo scorso 27 febbraio. Intanto è elencata una mole di "oltre 20mila transazioni tra le banche e la rispettiva clientela, con erogazione di risarcimenti" per un importo complessivo impressionante: 458.776.767 euro.