
Lo sgombero del centro sociale nel 1994. Cinque anni prima, nel 1989, ce n'era stato un altro che venne però solo tentato grazie alla resistenza degli occupanti
Attorno al Leoncavallo si gioca in parallelo la partita degli appetiti immobiliari che un'area di quelle dimensioni inevitabilmente scatena. Nel 1989 la vecchia proprietà, la famiglia Cabassi, vende le superfici al gruppo Cabassi. L'intenzione è ovviamente quella di riqualificare l'area con case e uffici. Il Comune - il sindaco dell'epoca è Paolo Pillitteri - opta allora per lo sgombero, come primo passo verso la demolizione. Le ruspe si presentano il 16 agosto, pensano di non trovare nessuno, in realtà gli occupanti mettono in atto un'inaspettata resistenza. Sono giorni di scontri, anche molto violenti, con bottiglie molotov lanciate contro le forze dell'ordine. Le ruspe demoliscono parte delle strutture interne e degli storici murales. Nelle settimane successive l'area viene però rioccupata: riparte la costruzione del centro sociale. Il tentativo di sgombero è in pratica fallito.