
Guardia di Finanza alla Gintoneria di Milano e, nel riquadro, Stefania Nobile e Davide Lacerenza
Aperto vicino al cuore pulsante della movida milanese, in via Napo Torriani, “La Gintoneria” era molto più di un semplice locale notturno. Per chi non ne conosceva i segreti, era il punto di riferimento per una clientela esclusiva, un luogo in cui l’ostentazione della ricchezza si mescolava con l’ebbrezza di notti infinite. Un ambiente in cui il confine tra il lecito e l’illecito era talmente labile da diventare inesistente, in cui le ragazze erano “cavalle” e l’importante era “pippare” e “strisciare carte di credito”.
Chi pagava abbastanza, era ammesso nell’esclusivo privé chiamato “La Malmaison”, avvolto in velluti rosa e dotato di telecamere, si consumavano incontri al riparo da occhi indiscreti, in un contesto studiato per garantire piacere e segretezza. Secondo le ricostruzioni degli investigatori, il “pacchetto vizi” proposto ai clienti abituali poteva essere consegnato anche a domicilio e comprendeva – si legge negli atti – “cocaina, hashish, marjuana e la cosiddetta ‘cocaina rosa’ (sostanza a base di ketamina/mdma), destinata ai clienti e alle prostitute”. Le cifre andavano dai 3.000 ai 10.000 euro a serata. Ma c’era chi era pronto a spendere molto, molto di più.