Milano, 20 gennaio 2025 - Cinquantasei giorni di cronaca depurati dal rumore della politica. Otto settimane da ripercorrere tappa dopo tappa, al netto dell’infinita serie di commenti più o meno (dis)informati che si sono sedimentati (non senza generare polemiche e confusione) sul fondo di una storia iniziata alle 3.40 del 24 novembre. È la storia di un inseguimento partito nel cuore della movida di corso Como e terminato dall’altra parte della città, all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta. Lì è morto il diciannovenne Ramy Yehia Awwad Nady Elgaml, passeggero del TMax guidato dall’amico ventiduenne Fares Bouzidi. Lì si sono intrecciati per sempre i destini di due ragazzi del Corvetto e di sei carabinieri del Nucleo Radiomobile, che per venti minuti hanno tallonato quel motorino che non si era fermato all’alt: il vicebrigadiere al volante della Giulietta uscita di strada dopo lo scooter, che per primo ha cercato di salvare la vita a Ramy, è indagato come Fares per omicidio stradale. Altri due militari sono accusati di aver costretto un testimone a cancellare un video. Dai primi accertamenti alle perizie in corso, ecco cosa raccontano gli atti dell’indagine
CronacaRamy morto dopo inseguimento: cosa sappiamo dopo due mesi. Tutti i punti dell’inchiesta