
L'arresto di Pietro Cavallero
I milanesi che hanno vissuto il 25 settembre 1967 faticano a dimenticare quel pomeriggio di sangue. La banda Cavallero, responsabile della rapina al banco di Napoli in largo Zandonai, non è stata solo una scorribanda ma anche la causa della morte di 4 persone. La banda, composta da Donato Lopez, detto Tuccio, Adriano Rovoletto, Sante Notarnicola e Piero Cavallero, aveva già messo a segno molte rapine da loro definite “rivoluzionarie”: erano gli anni di piombo e la banda aveva anche un’impronta politica, simpatizzante per l’area anarchica di sinistra.
L’assalto al banco di Napoli però si trasforma in molto di più. Rubata un’auto al musicista Pupo De Luca, la banda svaligia l'agenzia 11 del banco di Napoli e per seminare la polizia, fugge a bordo di una Fiat 1100 D rubata seminando il panico nelle vie cittadine. Nella fuga la banda ha ripetuti scontri a fuoco con le auto della polizia, arrivando a sparare all’impazzata sui passanti. Sull'asfalto restano Virgilio Odoni, fattorino di una cartiera, Giorgio Grossi, studente di 17 anni e Franco De Rosa, colpito mentre era a bordo della sua 600 multipla. Oltre ai tre morti, una dozzina di feriti tra i passanti, automobilisti e agenti, alcuni molto gravi, come Maurizio Taddei, di 5 anni, colpito da un proiettile alla gola e il maresciallo Giacomo Siffredi. Un paio di giorni dopo la sparatoria muore anche Roaldo Piva che aveva aiutato gli agenti a catturare Rovoletto con in mano la borsa di plastica contenente i 6 milioni di lire rubati alla banca: già malato di cuore, Piva non resse all'emozione ed alla fatica.
Cavallero e Notarnicola vennero successivamente arrestati il 3 ottobre 1967 in un casello ferroviario abbandonato, nelle campagne alessandrine vicino a Villabella, a pochi chilometri da Valenza.