Milano – Le notti di guerriglia hanno incendiato il quartiere Corvetto di Milano si sono scatenata a seguito della morte di Ramy Elgaml, il ragazzo egiziano di 19 anni deceduto dopo essersi schiantato in motorino mentre, insieme a un amico, era inseguito da una pattuglia dei carabinieri. Sulle strade, ad appiccare roghi, spaccare automobili e lanciare bombe carta contro le forze dell’ordine, non c’erano però solo gli amici di Ramy, ma decine di giovani accorsi da tutte le periferie cittadine.
La natura di queste proteste ha ricordato quelle che avvengono ciclicamente nei sobborghi poveri di Parigi, chiamati “banlieue”, animando un dibattito politico e sociologico sulla violenza e la mancanza di integrazione che sempre più spesso emergono dalle cronache sulle zone marginali del capoluogo lombardo, dove vivono molti giovani di seconda generazione. Ma riguardo alla dinamica sull’incidente in cui diciannovenne ha perso la vita rimangono, ad oggi, ancora molti punti oscuri. Così come restano da definire i contorni delle rivolte che sono seguite. Partiamo dall’inizio.