Milano – La bicicletta a terra, contro il cordolo del marciapiede. A pochi metri, immobile sull’asfalto, un uomo. Un rider investito nella notte da un’auto pirata, il cui conducente è schizzato via dopo l’impatto. All’arrivo della polizia locale non c’era più nessuno, se non il ferito, soccorso dagli operatori del 118. L’incidente è avvenuto all’1.45 della notte tra giovedì e venerdì in viale Monte Ceneri, all’altezza di via Bartolini.
La dinamica è ancora da chiarire: al momento si sa solo che la bici è stata urtata da un’auto, finendo poi sul cordolo che si trova sotto il cavalcavia, in corrispondenza di un semaforo. Da capire se all’origine ci sia una mancata precedenza o altro. Quel che è certo è che il rider, che verosimilmente stava pedalando per consegnare un ordine, è volato giù dalla sella finendo a terra sulla strada. Schiacciato dal peso della bici, il suo grosso zaino. Non è stato possibile identificarlo nell’immediato (e al momento è ignota anche la sua età). Sconosciuta, soprattutto, la persona che era alla guida dell’auto che l’ha investito (e che fosse un’auto, si è appreso da alcune testimonianze). Il rider è stato poi soccorso da personale del 118: adagiato su una barella, è stato prima visitato in strada e poi accompagnato in codice giallo al pronto soccorso dell’ospedale San Carlo per contusioni e traumi riportati nella caduta. La polizia locale è al lavoro per ricostruire la dinamica, anche con l’aiuto delle telecamere della zona, e individuare il pirata della strada.
Non è la prima volta che un rider viene investito. Anzi. La mente ora corre alla tarda serata dell’8 giugno, quando il trentaquattrenne Adnan Qasim, originario del Pakistan, era stato travolto e ucciso (morì dopo poche ore all’ospedale Niguarda) in via Camaldoli, zona Ponte Lambro, da una Fiat Punto guidata da un ventiduenne residente a San Colombano al Lambro, che era stato rintracciato dalla polizia locale dopo una fuga durata 12 ore e risultato positivo ai test per l’assunzione di cocaina, cannabis e oppiacei.
Quella notte il trentaquattrenne stava tornando a casa a Sesto San Giovanni dopo aver terminato il turno da ciclofattorino. Alle 23.30, l’impatto con l’auto: talmente violento che la bici si spezzò in tre parti. Dagli atti risultò poi che l’auto stava viaggiando a più di 50 chilometri orari (il limite su quel tratto). Il pirata, ventiduenne di San Colombano al Lambro, rintracciato e denunciato dalla polizia locale il giorno dopo lo scontro mortale, un mese e mezzo dopo è stato arrestato e messo ai domiciliari con l’accusa di omicidio stradale aggravato con omissione di soccorso e con uso di "sostanze stupefacenti o psicotrope".
E non è l’unico precedente degli ultimi mesi. Perché il giorno dopo l’impatto fatale (era la sera del 9 giugno), un rider pakistano di 24 anni è stato investito da un’auto sulla pista ciclabile di via Melchiorre Gioia all’incrocio con viale della Liberazione: il ciclista è stato sbalzato sul parabrezza e poi sull’asfalto; soccorso dai sanitari di Areu, è stato trasportato al Niguarda in gravi condizioni. Ma il conducente, in quel caso, si era fermato per prestare i primi soccorsi e chiamare il 112.