THOMAS FOX
Cronaca

Scommessa Energy Dome: "Le nostre batterie a CO2. Una rivoluzione green"

La società sta ultimando un impianto in Sardegna, poi lo sbarco negli Usa "Progetti in Oman, Cile, India e Australia.Vogliamo diventare un simbolo".

La società sta ultimando un impianto in Sardegna, poi lo sbarco negli Usa "Progetti in Oman, Cile, India e Australia.Vogliamo diventare un simbolo".

La società sta ultimando un impianto in Sardegna, poi lo sbarco negli Usa "Progetti in Oman, Cile, India e Australia.Vogliamo diventare un simbolo".

Una tecnologia alternativa alle batterie a litio in grado di immagazzinare energia rinnovabile in modo efficiente ed economico, rendendola disponibile 24 ore su 24. Un sistema di accumulo a lunga durata che sfrutta l’anidride carbonica e utilizza componenti facilmente reperibili sul mercato. In breve, questa è la CO2 Battery, il prodotto rivoluzionario con cui Energy Dome mira ad accelerare la transizione energetica. Fondata nel 2020 a Milano, la società sta ultimando un impianto “full scale“ commerciale in Sardegna, cui seguirà quello negli Stati Uniti. Il segno distintivo è un enorme gasometro a cupola (in inglese "dome") capace di accumulare la CO2.

Tutto nasce da un’idea di Claudio Spadacini, ingegnere di 54 anni, già fondatore di Exergy e Sebigas, che lavoravano rispettivamente con la geotermia e il biogas. "Lui venne a conoscenza di un problema che stava dilagando nel mondo, quello dell’accumulo di energia - racconta Francesco Oppici, 35 anni, Cpo e co-fondatore di Energy Dome - Attingendo alla sua esperienza nella geotermia ragionò sul fluido da utilizzare per stoccare l’energia, e pensò alla CO2. Dalla sue conoscenze nel campo del biogas gli venne in mente di immagazzinarla in un gasometro. E così nacque la CO2 Battery". Poi brevettò il prodotto e fondò la start-up, insieme a Oppici e a Dario Rizzi, che lavoravano in Exergy. "La tecnologia sfrutta il principio della termodinamica", spiega il co-fondatore. In fase di carica, preleva elettricità dalla rete e la usa per azionare un compressore che aspira la CO2 e la porta allo stato liquido: l’energia termica prodotta viene immagazzinata in un accumulatore. In fase di scarica, il calore viene usato per rigassificare l’anidride carbonica che va ad alimentare una turbina: "Così produciamo elettricità e la restituiamo alla rete, mentre il gas rientra nel dome per essere ricompresso al ciclo successivo".

L’obiettivo è muovere grosse quantità di energia dalle ore in cui c’è un eccesso di produzione rinnovabile alle ore in cui c’è un difetto: ad esempio, accumulare di giorno energia solare dai pannelli fotovoltaici per poi scaricarla di notte. Il cliente può acquistare la batteria o la capacità di accumulo, utilizzandola per fare trading, per alimentare la rete elettrica delle città, per decarbonizzare i consumi dei propri stabilimenti. Con una serie di vantaggi rispetto alle batterie a litio: "Il nostro impianto è il 10-20% più economico e mantiene le stesse performance per 30 anni - spiega Oppici - E se quelle sono prodotte per l’85% in Cina, noi usiamo componenti acquistabili in qualsiasi paese: offriamo un’alternativa all’Europa per rendersi indipendente sul piano dell’energia".

Dopo l’impianto dimostrativo costruito a Ottana, in Sardegna, a fine 2024 la società ha annunciato un contratto con Alliant Energy per una batteria in Wisconsin, negli Stati Uniti, e uno di “offtake“ con Engie per un progetto “full scale“ sempre a Ottana, che verrà completato nelle prossime settimane: "Avrà una potenza di 20 MW e un ciclo di carica di 10 ore, dunque una capacità di accumulo di 200 MWh. Fornirà elettricità a 14mila famiglie".

L’impianto in Wisconsin sarà identico ed entrerà in funzione a inizio 2027. La costruzione di una batteria richiede 18 mesi, il costo è intorno ai 40 milioni di euro: i progetti hanno ricevuto finanziamenti dall’Unione europea, dal governo degli Stati Uniti e dal fondo di venture capital guidato da Bill Gates. "Ora stiamo lavorando a testa bassa per metterli in funzione - continua Oppici - A quel punto accelereremo l’adozione della tecnologia in tutti i mercati chiave: stiamo sviluppando progetti in Oman, Irlanda, Cile, India e Australia. Vogliamo che il dome diventi il simbolo della transizione energetica".