
Calcioscommesse, l'inchiesta a Milano
Milano – Nel passato di Andrea Piccini, uno dei “ragazzi” della gioielleria Elysium, c’è una folle gara automobilistica per le strade di Milano, che provocò la morte di un 46enne alla guida di una Fiat Panda, travolta all’incrocio tra via Gioia e via Galvani.
Quella notte, fra il 3 e il 4 novembre 2013, Piccini e un altro uomo, Lorenzo Valenti, si sfidarono in zona Garibaldi al volante di una Bmw 320 e di una Passat “con cinque sorpassi svolti in un brevissimo arco di tempo, a velocità sostenuta, lungo un percorso di circa due chilometri”. Una gara finita in tragedia, costata la vita a un automobilista che non c’entrava nulla e a Piccini e Valenti una condanna tre anni di reclusione resa definitiva dalla Cassazione, con pena finita di espiare nel 2022.

Nel passato di Piccini c’è anche un arresto, come emerge dagli atti dell’inchiesta della Guardia di finanza, per “rapina aggravata commessa con armi da più persone” nel 2011, quando era ancora minorenne. Il 30enne ora rischia gli arresti domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta sul presunto giro di scommesse clandestine.
Figura come ex socio e attuale dipendente della società che gestisce la gioielleria Elysium, con negozi in via Pergolesi, viale Marche e a Ibiza, che secondo le accuse serviva da “schermo“ per il pagamento dei debiti di gioco dei calciatori-scommettitori, mascherati con falsi acquisti di Rolex e altri preziosi.
I pm Paolo Filippini e Roberta Amadeo hanno chiesto i domiciliari anche per Antonio Scinocca, che detiene la maggior parte delle quote (il 47,5%) della società Elysium Group, e per Antonino Parise, un altro socio. Scinocca, rappresentante legale della società, era descritto nelle chat come colui “che comanda”.
Piccini, socio fino al 2021, era in contatto con calciatori come Fagioli e Tonali e con il “professore” Tommaso De Giacomo, presunto promotore delle scommesse clandestine su piattaforme online. “Non rilasciamo dichiarazioni, siamo chiusi...”, spiega rispondendo al telefono. Pesanti ombre emergono, dagli atti, anche nel passato di altri indagati. Profili che, evidenziano i pm nella richiesta di misure, portano a “far ritenere la loro propensione a commettere reati, anche della medesima indole di quelli per cui si procede”.
Parise fu arrestato nel 2001 per tentato furto aggravato, ricettazione e porto abusivo di arma. De Giacomo finì ai domiciliari nel 2007 per droga, su di lui gravano “diversi provvedimenti Daspo per condotte antisportive e aggressive nei confronti dei tifosi delle squadre avversarie”. Poi c’è il suo presunto braccio destro Patrik Frizzera, ex giocatore di hockey del Varese e del Chiavenna. Nel suo passato una sfilza di precedenti di polizia “in tema di scommesse”. Nel 2013 fu sorpreso con altre 9 persone mentre giocava a poker in una bisca clandestina a Opera. Poi una segnalazione per esercizio abusivo di attività di gioco attraverso la sua società, la Cali 2023, raccolta scommesse senza autorizzazioni, irregolarità sul gioco online, fino all’applicazione della misura della messa alla prova, nel 2023.
Un sottobosco dove si muovono ex sportivi, imprenditori del lusso, bookmaker che erano riusciti a entrare nel lucroso mondo del calcio di serie A. Nicolò Zaniolo, un altro dei calciatori-scommettitori, interrogato dai pm ha espresso la consapevolezza che dietro quel giro potevano esserci “persone pericolose”.
Dalle indagini emerge che la Elysium aveva una “gestione societaria con notevole utilizzo di denaro contante, con importi superiori ai limiti consentiti dalla legge, anche nella fase di vendita degli orologi di lusso al pubblico”. De Giacomo e Nicolò Fagioli, nelle chat, parlavano di “fresca”, il denaro contante, e della necessità di creare liquidità senza lasciare traccia nella contabilità ufficiale. La Guardia di finanza ha sequestrato l’intera somma, circa un milione e mezzo, ritenuta profitto o prodotto del reato di riciclaggio: circa 300 mila euro in contanti e poi un milione e 200 mila euro depositati su conti correnti italiani.