Milano, 30 dicembre 2019 - È scoppiata la guerra per il “parco naturale di Milano“. Un progetto che piace alla metropoli della svolta “green“ (e soprattutto al suo sindaco) ma che ha scatenato la levata di scudi da parte del mondo agricolo - Coldiretti e Confagricoltura in testa -, numerosi Comuni e le associazioni venatorie; fino a spaccare perfino il mondo degli ambientalisti. Da circa due anni il Parco Agricolo Sud Milano (Pasm) sta provando in ogni modo a trasformare circa 9mila ettari di territorio dell’hinterland milanese in un “parco naturale“. Si parla di otto macro aree - che interessano a vario titolo ventisei Comuni - ritenute dal Pasm di particolare pregio dal punto di vista naturalistico.
Piccolo - si fa per dire - dettaglio, queste aree insistono all’interno di un Parco che fa dell’agricoltura la propria anima e la propria risorsa. Le ragioni del fronte del "no", infatti, sono principalmente legate alle forti limitazioni che le aree protette imporrebbero al governo del territorio - secondo i Comuni, Cisliano e Bareggio in testa, non giustificate - e all’attività agricola in zone caratterizzate da agricoltura intensiva. Non solo. In molti hanno lamentato il poco coinvolgimento durante la stesura del progetto.E allora perché tutta questa volontà di ottenere i parchi naturali? In primis il desiderio di tutelare porzioni di territorio dal grande valore naturalistico, certo. Ma non solo. La presenza di aree naturali (che, si badi bene, in alcuni luoghi sono necessarie) sarebbe un ottimo biglietto da visita per il “giardino“ di Milano.
La città della Madonnina, infatti, ospiterà presto le Olimpiadi e in passato ha vissuto anni nei quali veniva citata soprattutto per la sua industriosità, e non certo per l’anima “verde“. In secondo luogo, le aree protette ricevono fondi ministeriali che sarebbero una manna per il Parco e per la Città Metropolitana di Milano, che lo gestisce con la regia del sindaco Giuseppe Sala (la preponderanza del Pd nel Consiglio metropolitano, d’altronde, è un fatto). L’ultima assemblea organizzata dal Parco a novembre per spiegare il progetto - previo studio da 40mila euro commissionato alla facoltà di Agraria della Statale - si è però conclusa in bagarre. E il tutto è stato rimandato a data da destinarsi.Questo non significa che i Comuni sarebbero del tutto contrari all’istituzione di parchi naturali in aree di pregio. Queste, peraltro, sono già state definite nell’atto fondativo del Pasm, del 2000. Ma in molti pensano che l’attuale progetto sia sovradimensionato e - in ultima istanza - dannoso proprio per quel Parco “agricolo“ che si vorrebbe salvaguardare.