
Angela Marchisio (Newpress)
Milano, 20 marzo 2016 - Si parte dall'ascolto. Prima le lettere. Poi le parole. Semplici, le solite: pane, mare, barca. Perché una lingua si impara allenando l’orecchio a riconoscere il suono dei singoli vocaboli. Almeno questo è il metodo da insegnante autodidatta di Angela Marchisio, che qualche mese fa ha messo in piedi da zero un’innovativa scuola per migranti all’ex Cie di via Corelli. Gli ospiti della struttura – riconvertita in centro per richiedenti asilo al culmine dell’emergenza arrivi – sono stati divisi in tre classi (anche se tutti possono partecipare a qualsiasi lezione): analfabeti, semi-alfabetizzati e alfabetizzati con qualche rudimento di italiano e inglese. Ci sono ragazzi, in particolare quelli che arrivano dall’Africa che affaccia sull’Atlantico (Ghana e Costa d’Avorio) o da Oriente (Afghanistan e Pakistan), che lavagna e banchi non li hanno mai visti; al massimo, sognavano di stare in classe mentre erano chinati nei campi a lavorare. Ora Angela e la sua squadra di prof stanno regalando loro l’opportunità di liberarsi dall’ignoranza: «In questo momento devono prendere decisioni fondamentali e devono avere la mente lucida». In cattedra ci sono docenti improvvisati (tranne due che lo fanno di mestiere) ma appassionati: impiegati e fotografi, operatori sociali e studenti universitari.
Passano ore e ore in aula (campanella la mattina alle 10 e si chiude in serata) solo per il piacere di dare qualcosa a chi non ha più nulla o quasi. E poi c’è Angela, che a 50 anni ha cambiato vita: da gestore di discoteche e locali (l’ultimo è il Maison Milano a metà col fratello) a volontaria a tempo pieno. Tutto è cominciato al mezzanino della Centrale, dove fino al giugno del 2015 venivano assistiti i migranti prima di essere smistati nei centri comunali: «Quando a settembre i flussi sono diminuiti – racconta – mi sono chiesta cosa potessi fare ancora per queste persone». E da lì è nata l’idea dei corsi di italiano. Settimana dopo settimana, anche grazie alla disponibilità del direttore di via Corelli Nicola Skoff, il progetto ha preso forma. «È una gioia incredibile – sorride Angela – specie quando inizi a vedere i primi risultati». E così può capitare che un tuo alunno ti mandi un messaggio su Facebook per augurarti la buonanotte: «Un uomo della Guinea-Bissau mi ha detto che quando tornerà in patria racconterà di me ai suoi figli: cosa ci può essere di più bello e gratificante in questo mondo?». Forse qualcosa c’è: mettere in rete l’esperienza pilota, esportandola anche fuori dai confini milanesi. «Vorrei dar vita a un’associazione che, puntando anche su sponsor privati, allarghi il più possibile questo progetto». L’obiettivo: fornire a coloro che vogliono restare nel nostro Paese tutti gli strumenti necessari per costruirsi un’esistenza appagante. Saper leggere e scrivere è evidentemente una condizione imprescindibile per mandare un curriculum, sostenere un colloquio o trovare casa. Per vivere. «Da qualche tempo non mi divertivo più nella mia professione – chiosa Angela – ma adesso ho ritrovato la felicità di alzarmi la mattina per andare in via Corelli». Con gli allievi, quelli alle prime armi, che l’aspettano col quaderno e la matita in mano.
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