
Occupazione al liceo Carducci di Milano
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Tornano le proteste degli studenti contro la didattica a distanza. Una trentina di ragazzi del liceo classico Carducci nella mattinata di ieri, sfruttando l’apertura del cancello intorno alle otto, è entrata all’interno dell’istituto ed ha occupato il cortile. Il blitz riporta a gennaio quando il "testimone" delle occupazioni era passato in dodici scuole in quindici giorni, ed a fare da apripista era stato il classico Manzoni. "Per tutto questo periodo di chiusure abbiamo continuato a fare lezione davanti alla nostra scuola – ha spiegato Arianna Carpinella, una delle studentesse –. Ora siamo passati ad una azione più forte perché nessuno ci ascolta".
Tra le richieste degli studenti: più spazi per la scuola pubblica e nuovi bandi per la messa in sicurezza degli edifici, assunzione dei professori e del personale Ata precari, l’abolizione delle classi pollaio, un presidio medico scolastico, la sospensione dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento per dedicarne i fondi ad altre necessità della scuola, un potenziamento dell’infrastruttura scolastica anche dal punto di vista informatico e uno sportello psicologico gratuito in tutte le scuole. Chi con banchi e sedie, chi per terra, i ragazzi hanno continuato a svolgere le lezioni in didattica a distanza dal cortile del liceo. «Non chiediamo a tutti i costi di rientrare in aula ma vogliamo che si inizi a parlare veramente di scuola e di una riforma strutturale", ha sottolineato Carpinella. Ai cancelli gli studenti hanno appeso una bandiera pirata con un teschio all’interno di un monitor e due matite incrociate sotto. "Vogliamo tornare a sQuola" e "Diseguaglianza a distanza" si legge sugli altri striscionI.
Il preside , Andrea Di Mario, ha lasciato la possibilità ai ragazzi di rimanere nel cortile fino all’orario di chiusura della scuola quando, poco prima delle 15.30, sono stati invitati ad uscire: "Ci sono regole e leggi che devono essere rispettate. La dirigenza ha a cuore quello che loro denunciano, nei loro occhi ho letto il desiderio di un cambio di passo nella didattica all’interno delle scuole e l’insofferenza rispetto a quella a distanza". Usciti dai cancelli, gli studenti si sono riuniti in una assemblea in cui hanno discusso della scuola che vorrebbero. "Siamo demoralizzati – ha raccontato Samuele Carazzina –. Da quando sono arrivato in questa scuola, ho passato in aula, con i miei compagni, neanche sei mesi, ci sono alcuni che non conosco".
C’è anche chi però, come Lupo Guerrera, ha scelto di non entrare nella scuola e continuare a seguire le lezioni all’esterno: "Ci siamo sempre ritrovati qui fuori come forma di protesta e la scuola ci ha fornito banchi e sedie, l’azione non ci ha infastidito però abbiamo scelto di dissociarci temendo delle ripercussioni". La vita in Dad non è facile: "Siamo in cinque in casa, tutti abbiamo le nostre esigenze, la rete Internet è una e non sempre regge. Per le verifiche incrocio le dita e spero che la connessione non cada", ha rimarcato Marta Modena. Dopo il rientro in aula degli studenti fino alla prima media i ragazzi delle superiori non perdono la speranza: "Qualcosa cambierà".