Milano, 6 settembre 2018 - Due terzi dei bambini che frequentano i nidi e le scuole materne comunali, e che quest’estate risultavano ancora “inadempienti” perché non avevano completato l’iter vaccinale o non avevano presentato documentazione valida, si sono messi in regola in questi tre giorni, presentandosi nell’ufficio aperto sull’Alzaia del Naviglio Grande, inviando mail o bussando a scuola. Ieri è suonata per molti di questi 600 la prima campanella: «Nessun provvedimento ufficiale di esclusione è stato consegnato», fanno sapere da Palazzo Marino.
Molti gli assenti - soprattutto del primo anno - perché l’inserimento sarà graduale e spalmato su più giorni. Non tutti i bimbi che si sono presentati al cancello però sono stati fatti entrare: è successo alla Barona, con l’intervento anche della polizia chiamata da una mamma, e ci sono stati altri genitori che davanti alla lettera consegnata a mano dalla direzione - in cui si ricordava la documentazione mancante e si comunicava l’esclusione momentanea del bambino - hanno fatto spontaneamente un passo indietro, tornando a casa.Poche delle famiglie che si sono regolarizzate in questi giorni hanno presentato l’autocertificazione, la maggioranza ha consegnato certificati che attestano il completamento dell’iter vaccinale o la prenotazione dei vaccini che mancano. Metà dei 600 raggiunti dalla lettera del Comune ad agosto è iscritto al primo anno di nido o materna. Oltre al bimbo rimasto fuori in un nido comunale della Barona, si sono registrati casi in cui i dirigenti degli istituti comprensivi statali, che hanno all’interno anche materne, non hanno accettato l’autocertificazione.
A spiegarlo è Massimo Spinelli, presidente dell’Anp Lombardia, associazione dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola: «I dirigenti rilevano una situazione incerta rispetto all’obbligo vaccinale. In particolare, l’operazione autocertificazioni risulta molto debole». «Una collega di Milano si è trovata fra le mani un’autocertificazione identica a quella di un anno fa, consegnata da una famiglia», continua il presidente dell’Anp. In questo caso la dirigente «non se l’è sentita di accettarla perché in un intero anno ci sono state troppe opportunità per vaccinare il bambino. Dunque ha spiegato ai genitori che, se riportano la stessa autocertificazione, l’allievo non sarà accolto. E penso che ci siano diversi altri casi analoghi, perché alcuni cercano una soluzione ‘libera tutti’. Le scuole però devono gestire la situazione dei bambini immunodepressi che è molto delicata e cercano di far rispettare la norma».
Tra l’altro sulle speranze di chi confidava in una proroga ieri è calato il dietrofront da Roma, con un emendamento dei 5 Stelle al Milleproroghe che blocca quello passato ad agosto in Senato, che avrebbe permesso ai non vaccinati di frequentare l’asilo quest’anno. Un «passo indietro» che l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera commenta «con favore: sono contento che chi governa il nostro Paese abbia capito quanto sia importante avere una posizione chiara e ferma su un tema così importante che riguarda la salute dei nostri ragazzi e non creare confusione nelle famiglie come purtroppo è accaduto in un caso a Milano». L’obbligo vaccinale, ricorda Gallera, «ci ha permesso di raggiungere in Lombardia, per i bambini da 0 ai 6 anni, l’immunità di gregge fondamentale per salvaguardare la salute anche di chi a causa di patologie non può vaccinarsi».