Milano - Una diffida è arrivata all’indirizzo delle scuole che hanno già la carriera alias. Sono 156 in Italia, 14 in Lombardia, tra le quali sette a Milano. Mittente: il gruppo ProVita.
"È una pseudo-diffida perché non ha alcun fondamento legale. È sostanzialmente una minaccia, vogliono intimorire le scuole e ostacolare in partenza chi non l’ha ancora varata. Gli istituti che già prevedono la ’carriera alias’ ci hanno ribadito che non intendono tornare indietro", sottolinea il presidente di Agedo Nazionale, Fiorenzo Gimelli. L’associazione di genitori, parenti, amici di persone lesbiche, gay, bisessuali e trans* denuncia gli episodi e invita le scuole "a non dare seguito a ciò che appare, sia nella forma che nei contenuti, un vero atto intimidatorio" oltre a segnalare e "a mettersi in contatto con le associazioni per informazioni e suggerimenti". Perché hanno già interpellato giuristi sul tema e sulla legalità dello strumento "che è lontano dalle ideologie ma studiato per prevenire il bullismo transfobico e il conseguente abbandono scolastico visto che il 43% delle persone transgender di età compresa tra i 12 e i 18 anni, in Italia, lascia la scuola prima di aver terminato gli studi. Evitare loro il profondo disagio di non essere chiamate e chiamati con il nome di elezione è un dovere nei confronti di queste giovani persone".
L’applicazione della carriera alias - un accordo di riservatezza tra scuola, famiglia e studenti - arriva dopo l’approvazione del collegio docenti e del consiglio d’istituto, che varano un regolamento proprio: i ragazzi possono essere chiamati a scuola con il nome diverso da quello anagrafico e firmare così i loro documenti.
Viene creato un profilo burocratico temporaneo solo ad uso interno, senza alcuna modifica anagrafica legale e la ’carriera alias’ non incide sul percorso di chi sceglierà o meno di intraprendere quel percorso. "Evita l’imbarazzo di dover continuamente spiegare la propria condizione, allontanando il pericolo di subire episodi di bullismo - ribadisce Gimelli - non toglie nulla agli altri, non si diffondono ideologie che esistono solo nell’immaginazione di chi vede complotti contro la propria visione del mondo e in questa battaglia viola anche la privacy, senza tutelare i ragazzi".