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Segrate (Milano) - L’impronta del palmo della mano sinistra sullo stipite esterno dell’ascensore. Il materiale biologico sugli abiti della vittima. Il Dna prelevato al sospettato durante un periodo di detenzione nel carcere di Vigevano. E le immagini delle telecamere che riprendono secondo per secondo i movimenti dell’aggressore. Pezzi di un puzzle assemblato in meno di un mese dai carabinieri della Compagnia di San Donato Milanese e dai colleghi della Sezione investigazioni scientifiche del Nucleo investigativo di Milano e del Ris di Parma, così da arrivare il più rapidamente possibile alla cattura dell’uomo che la notte tra il 20 e il 21 dicembre ha violentato la quarantenne Chiara (nome di fantasia) in un complesso residenziale di Segrate.
Hamza Sara, libico di 31 anni che nelle banche dati delle forze dell’ordine è noto pure con l’alias del ventisettenne marocchino Ayoub Garrad, è stato bloccato lunedì sera dai militari del capitano Luca Ciravegna, a valle di un’indagine-lampo coordinata dal procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella e dal pm Rosaria Stagnaro. Le prime indicazioni ai carabinieri della stazione di Segrate arrivano proprio dalla vittima, che, nonostante sia sotto choc, riesce a fornire un identikit molto dettagliato dello stupratore: "Aveva un’altezza di 175 centimetri circa, corporatura media, indossava un cappuccio e una mascherina chirurgica, età apparente di 25 anni circa, occhi scuri, credo di origine nordafricana, non indossava guanti e non ho visto impugnargli armi o qualsiasi altro oggetto".
La descrizione coincide con quella dell’uomo ripreso in più occasioni sia dal circuito di videosorveglianza dello stabile sia dagli occhi elettronici installati nelle stazioni di Pioltello e Segrate (ha preso il treno alle 23.42 ed è sceso alle 23.44): è entrato nel palazzo dalla rampa dei box alle 23.57, accodandosi all’auto in cui c’erano Chiara e un’amica, reduci dal solito lunedì trascorso insieme. Poi l’improvvisa aggressione in ascensore, andata avanti dalle 23.57 alle 0.09: prima la rapina di smartphone e soldi (35 euro), poi lo stupro e la fuga sui binari del vicino scalo ferroviario. In quell’ascensore, gli investigatori isolano il palmo di una mano sinistra, che coincide in 26 punti con quella del ventisettenne marocchino Ayoub Garrad.
I carabinieri scoprono pure che a quell’uomo, noto alle forze dell’ordine anche con il nome di Hamza Sara, è stato prelevato in passato il Dna nel carcere di Vigevano. Nel frattempo, gli specialisti del Ris hanno individuato un profilo genetico maschile sugli indumenti indossati quella notte dalla quarantenne. L’11 gennaio arriva l’esito della comparazione, che incastra il nordafricano.