di Nicola Palma
Una guerriglia urbana che ha fatto scattare più di un campanello d’allarme. Una rivolta contro la polizia che ha riacceso all’improvviso e nel peggiore dei modi riflettori per anni colpevolmente spenti su un quartiere martoriato da illegalità e degrado. Un’aggressione che rientra nel filone della delinquenza giovanile, su cui la polizia si sta concentrando in maniera particolare da qualche mese: "Siamo alla sesta operazione che coinvolge ragazzi giovani in pochi mesi, è sicuramente un dato da considerare", ha scandito ieri il questore Giuseppe Petronzi.
Parlare di fenomeno "preoccupante" non è a questo punto un’esagerazione, definirla "esuberanza" adolescenziale sarebbe "un eufemismo"; anche se il numero uno di via Fatebenefratelli ha tenuto a sottolineare più volte che "non vogliamo criminalizzare l’ambiente musicale". Semplicemente, aggiungiamo noi, stavolta sono finiti nel mirino tre rapper perché hanno commesso dei reati e non perché hanno scelto di ambientare i loro videoclip in scenari da malavita e di condire testi orgogliosamente anti-sistema con insulti ripetuti e spavaldi contro le forze dell’ordine. Questa è la premessa per riferire dell’esito dell’indagine-lampo di Squadra mobile, Digos e commissariato Bonola – rispettivamente coordinati dai dirigenti Marco Calì, Guido D’Onofrio e Giuseppe Petralito – per identificare i protagonisti del blitz di una settimana fa tra via Micene e piazzale Selinunte e per attribuire ai più violenti le relative responsabilità. Le perquisizioni sono scattate ieri all’alba negli stabili popolari di via Tracia e via Preneste e a Baggio, dove si è trasferito il diciannovenne Neima Ezza alias Amine Ez Zaaraoui, colui che il giorno prima aveva lanciato un invito ai follower per raggiungerlo l’indomani alle 16 nel cuore di San Siro. L’avevano raggiunto in 300 per saltare e ballare sulle auto, arringati dall’altro cantante coetaneo Zaccaria Mohuib detto Baby Gang: "Oh, se arrivano gli sbirri, nessuno scappa". Invece erano fuggiti all’arrivo degli agenti in tenuta anti-sommossa, salvo poi ricompattarsi e iniziare un lancio di sassi, bastoni e bottiglie interrotto solo da una risposta a colpi di lacrimogeni.
Oltre a Ezza e Baby Gang, nel mirino sono finiti altri undici ragazzi, di cui tre minorenni (due dei quali sono stati pure messi in comunità per una contestuale operazione del commissariato Sempione su una banda che rapinava coetanei a CityLife): devono rispondere di manifestazione non preavvisata, violenza e resistenza a pubblico ufficiale aggravate. Il quattordicesimo indagato è il novarese Kazir Siffedine alias Zefe, immortalato nei video mentre impugna un machete. Inoltre, il questore, a seguito degli accertamenti della divisione Anticrimine, ha emesso cinque avvisi orali e un foglio di via obbligatorio (nei confronti di Baby Gang, residente a Sondrio) con divieto di entrare a Milano fino alla primavera del 2024: si tratta di giovani di età compresa tra 18 e 27 anni, di origine maghrebina, tutti con precedenti di polizia per spaccio, reati contro la persona e il patrimonio.
"Quello che è successo sabato non si deve consentire e non deve ripetersi", ha chiosato Petronzi.