Senago (Milano) – Le chat raccontano di un rapporto ormai al capolinea, tra accuse incrociate e sospetti di tradimenti. I messaggi di Giulia Tramontano e Alessandro Impagnatiello rimandano l’immagine di una coppia costantemente sull’orlo di una crisi di nervi, nonostante la ventinovenne agente immobiliare sia incinta di sette mesi.
Le accuse su Whatsapp
In quegli scambi su Whatsapp, la donna palesa più volte l’intenzione di voler interrompere la relazione perché non si fida più del compagno: è decisa, non mostra tentennamenti, vuole andare avanti per la sua strada. Di contro, lui cerca di convincerla a ripensarci, anche per il bene del bambino che sta per nascere.
Fino all’epilogo drammatico di sabato scorso: lei che incontra la ragazza con cui l’uomo ha una storia parallela dal luglio del 2022 e rientra nell’abitazione a Senago per mettere un punto definitivo; lui che la aspetta a casa e la uccide con due coltellate al collo, per poi continuare a scrivere al cellulare di una persona che sa già morta. È anche su quegli sms che si stanno concentrando le indagini sul delitto di Senago, coordinate dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo e condotte dai carabinieri della Omicidi del Nucleo investigativo di Milano.
Il rossetto in auto
Alle 18.37 del 9 maggio, Giulia scrive ad Alessandro: "Mio non è. Quindi è di qualcuno che è stato dal lato passeggero e gli sarà caduto”. Dai passaggi successivi della conversazione via smartphone, si capisce che la 29enne ha trovato un rossetto sulla T-Roc bianca del compagno e gliene chiede conto. Lui sembra cadere dalle nuove: “Non è salito nessuno nella mia macchina... non ne ho minimamente idea Giulet”. Lei insiste: “E quindi come lo giustifico io sto rossetto da donna?”. “Non ho giustifiche, non so proprio cosa dire baby”, replica lui.
"Chiudiamo i conti”
Giulia contesta al compagno pure lo spostamento di una cassa d’acqua, che dal sedile anteriore destro è finita dietro: "Sai quando l’ho visto? Quando ho recuperato le chiavi del motorino dalla macchina”. Alessandro prova a giustificarsi, ma lei interrompe il dialogo a distanza alle 18.57: “È stato un piacere Ale. Quando torni chiudiamo i conti”. Il giorno dopo, è Impagnatiello a riprendere a scrivere, senza mai ottenere risposta: “Non voglio ’ognuno per la sua strada‘, che cavolo vuol dire...”.
"Lasciamo stare”
E arriviamo al 25 maggio. Il barman prova più volte a contattare Giulia, ma lei gli dice di essere impegnata a lavoro. Poi alle 14.39 scrive: "Accetta la mia decisione e chiudiamo discorso. Non voglio altre discussioni, frustrazioni, ansie e rabbia continua, lasciami stare. Non sono felice e vorrei ritrovare la mia tranquillità. Basta”. “E vuoi trovare tranquillità mettendomi da parte???”, chiede lui. “Sì, non voglio più sapere che tu sia il mio compagno, così da non aspettarmi più nulla e trovare la mia pace. Condividiamo una casa finché sarà necessario”.
"Che madre sei?”
A quel punto, Impagnatiello tira in ballo la gravidanza: “Ma veramente prima ancora di far nascere un bambino tu vuoi già dividerci? Vuoi farlo nascere con due genitori già separati? Ma che madre sei!!! (scritto in maiuscolo, ndr) Ma te lo chiedi?!?”. Lei non perde la calma: “Importante che tu sia un buon padre. Io penso a me, tranquillo”. E ancora: “Non mi sembra normale far arrivare invece una persona a questo limite, dopo aver superato mille volte la stessa cosa. Ho avvisato e stravvisato più volte, nessuno mi ha mai ascoltata, sempre tutto un’eterna lotta. Io non voglio più combattere e vivere una vita non soddisfatta al fianco della persona sbagliata. Non ho fiducia in te e non ne avrò mai. Ormai il vaso è rotto. E io non voglio sistemarlo”.
Il giorno dell’omicidio
Tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio di sabato 27, il giorno dell’omicidio, i due si scrivono di un prodotto per gatti e di una telefonata da fare alla madre di lui: “Tato, richiamami appena puoi please”, il messaggio di lei alle 14.49. La situazione sembra tranquilla, ma tutto precipita una ventina di minuti dopo: “Non potevi perderti la grigliata: non eri con Z., eri con Chiara (nome di fantasia, ndr)”. Evidentemente, in quel breve lasso di tempo, Giulia ha parlato con la 23enne cameriera dell’Armani hotel, che le ha rivelato della sua relazione con Impagnatiello e del weekend precedente trascorso insieme per il suo compleanno (l’uomo aveva detto alla compagna che lo avrebbe passato in Emilia-Romagna con un amico). “Sei vergognoso Alessandro, non esiste persona peggiore di te. Saluta Thiago (il figlio che sta per nascere, ndr), lo vedrai nel binocolo”. Lui fa finta di niente: “Domani stacco alle 4 e 30”. Lei risponde: “Fai meglio a finire sta farsa... il labello era di Chiara”, facendo riferimento al rossetto ritrovato in macchina due settimane prima.
“Non creiamo casini al lavoro”
Pochi minuti dopo, Giulia lo informa dell’appuntamento con l’altra donna, fuori dall’albergo di via Manzoni. "Non creiamo casini sul posto di lavoro ché non serve a nulla”, scrive lui. “Sono per strada... tranquillo andiamo in una via affianco... 40 minuti e sono là”, replica Giulia. “Giuliet, io sto già uscendo, per favore parliamone noi prima e torno a casa”, dice lui, che per anticipare la chiusura del turno ed evitare l’incontro chiarificatore a tre ha detto ai suoi responsabili che deve andare a trovare la madre in ospedale. “Sono in metro. Ti avviso! Non ti muovere da là”. A faccia a faccia terminato, la donna riprende la metropolitana alla fermata di Monte Napoleone: “Ti amo... wow sono curiosa di sapere cosa ti inventerai ora. E gran pezzo di m. che non sei altro, quella è casa mia e tu non devi farci entrare nessuno, hai capito?! Quanto fai schifo alla razza umana. Hai fallito nella vita: due figli con due madri diverse. Che tu possa affogare nella m. che ti crei da solo. Sto tornando a casa. Fatti trovare”, l’ultimo sms delle 18.30. Poi il silenzio.
La messinscena
Rotto da Impagnatiello alle 7.50 di domenica: undici ore prima, ha ucciso Giulia, ha provato a bruciarne il cadavere nella vasca da bagno e nel box. "Hey, io sono arrivato al lavoro, ora scendo a cambiarmi, faccio colazione e attacco!”, il messaggio con cui inizia a costruirsi l’alibi del fidanzato preoccupato, scrivendo a un cellulare che lui stesso ha buttato nel tombino di un parcheggio. “Ci stiamo preoccupando tutti”, il messaggio delle 18.10.
I giornalisti sotto casa
Il 29 maggio, a denuncia di scomparsa già presentata, lui scrive alle 19.04: “Mi hai fatto esplodere il cuore. Non volevo spezzare il tuo io invece. Non volevo che non ti brillassero più gli occhi quando stavamo insieme”. Gli ultimi sms sono datati 7.43 del 31 maggio: “Tata... ho i giornalisti che mi stanno molestando sotto casa, ti prego è invivibile così... mia mamma piange, mio fratello e L. (il compagno della madre, ndr) pure, ti prego fallo per Marco (nome di fantasia del primo figlio di Impagnatiello, ndr). Lo sai quanto è legato a te. Siamo al quarto giorno oggi, finiscila con questa storia e batti un colpo, ti supplico”. Diciassette ore dopo, Impagnatiello crollerà davanti al pm: “L’ho uccisa io”.