Buccinasco (Milano) – Più di un bene confiscato ogni mille abitanti. In totale, a Buccinasco ce ne sono circa 30, l’ultimo si è aggiunto nei giorni scorsi. Segnale che la presenza mafiosa in città è stata tangibile, diffusa, ampia. Ma lo sono state anche la lotta, le inchieste delle forze dell’ordine, le ordinanze della magistratura, la collaborazione di alcune amministrazioni che, nel tempo, hanno consentito di strappare alla mafia i luoghi della criminalità, i covi della ‘ndrangheta, per restituirli alla collettività attraverso progetti sociali.
L’ultimo bene, sottoposto a sequestro preventivo e quindi destinato alla confisca, è l’appartamento con box in via Isonzo 25 che apparteneva a Francesco Musitano, recentemente arrestato in un’indagine su giri e traffici di droga.
Musitano, 70 anni, detto “Ciccio u fascista” (“fascista“ era il nome di riconoscimento di tutta la ‘ndrina, per il piglio da dittatore del boss Domenico Musitano), è nato a Platì (Reggio Calabria) in relazioni strette fatte di legami di sangue e soldi con le cosche dei Catanzariti e Perre, finito nelle carte delle inchieste contro la ‘ndrina dei Papalia.
La confisca del bene rientra nell’ambio di un procedimento penale a carico di Domenico Papalia e altri esponenti mafiosi. "È una buona notizia – commenta Rino Pruiti, sindaco di Buccinasco e consigliere metropolitano delegato a Legalità e Beni confiscati – perché quando un bene viene tolto ai mafiosi significa che lo Stato vince, che lo Stato c’è e tutela il bene comune. Attendiamo l’iter burocratico che porterà alla confisca del bene e alla successiva assegnazione a progetti sociali utili alla comunità".
Nell’ambito dello stesso procedimento penale, sono stati confiscati terreni, agrumeti, uliveti, ville e appartamenti, box, attività economiche, perfino un bosco, in Calabria ma anche Novate, Garbagnate, Arese a Casorate Primo, Motta Visconti e Turbigo.