Milano – I bracciali-orologi, pur realizzati con materiali preziosi, sono "copie non autentiche" di “Serpenti Bulgari”, modello reso celebre anche dall’attrice Liz Taylor. Ma la marchesa Marta Minozzi Brivio Sforza, regina dei salotti milanesi, li ha venduti al commerciante Albert Hamadani “confidando, in buona fede, nell’attestazione di autenticità degli stessi e della loro datazione rilasciatale” dalla ditta Illario 1920 di Valenza che dichiarava la realizzazione negli anni ‘70 per conto della maison romana.
Per questo la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a carico della nobildonna per il reato di truffa, relativa alla vendita dei monili, nel luglio 2019, per circa 200mila euro. Nell’operazione, al centro di una lunga battaglia legale, “non è riscontrabile alcun profilo di dolo” da parte della marchesa. Da inchieste condotte fra Milano, Roma e Alessandria, anche sulla base delle denunce presentate dalla stessa Bulgari, sembra emergere un giro più ampio di gioielli contraffatti a regola d’arte tanto che, si legge in un’informativa del 2020 dei carabinieri di Roma alla Procura della capitale, le anomalie “sono stata accertate soltanto dopo esami approfonditi”. Monili realizzati “in epoca posteriore al 1992” ma certificati come pezzi della linea prodotta dal 1955 al 1975 dalla ditta orafa Illario di Valenza, polo piemontese del gioiello. I due bracciali venduti ad Hamadani, sotto sequestro, non sono infatti gli unici finiti al centro di indagini.
Dagli atti dell’inchiesta romana emerge che la marchesa Brivio Sforza avrebbe venduto un altro “Serpente“, dal valore di circa 500mila euro, a un commerciante che a sua volta lo ha ceduto alla manager di un’azienda del Principato di Monaco, moglie di un celebre gallerista morto nel 2021. La donna, il 25 novembre 2019, ha consegnato il monile al negozio Bulgari in via Condotti, chiedendo la certificazione di autenticità. Dalle perizie è emerso però che il gioiello è “una copia non autentica”.
È stata accertata anche la “non autenticità” di un altro bracciale-orologio, al centro di una denuncia presentata da Bulgari il 12 giugno 2017 ai carabinieri di Alessandria. La maison nel corso degli anni avrebbe presentato altre denunce, facendo emergere un giro, annotano i carabinieri, di “gioielli falsi costituiti da materiali preziosi autentici” e un “altissimo grado di professionalità raggiunto da diversi falsari”. Alcuni di questi monili sarebbero finiti nel patrimonio della marchesa che, nell’indagine milanese, ha spiegato ai pm di averli ricevuti come dono di nozze e di essere stata “assolutamente certa dell’originalità” quando tanti anni dopo li ha venduti ad Hamadani. Una versione analoga a quella fornita quando è stata ascoltata nel 2020 nell’ambito dell’inchiesta romana. La vicenda, però, non è chiusa. Il legale del commerciante, l’avvocato Piero Porciani, si è opposto all’archiviazione. Si attende ora la decisione del gip di Milano. “La contraffazione – spiega il legale – è emersa solo perché Hamadani li ha messi in commercio, subendo un danno economico e reputazionale”.