Sesto San Giovanni (Milano), 24 ottobre 2023 – È stato individuato uno degli autori dell’aggressione di lunedì sera 23 ottobre che, in via Pisa, in cui è morto un marocchino di 29 anni e altri due nordafricani sono rimasti feriti, uno per uno sparo al polso e l’altro per essere stato massacrato a mazzate, calci e pugni.
Il fermo
I carabinieri della Compagnia di Sesto San Giovanni poco fa hanno sottoposto a fermo indiziato di delitto un 32enne. Anche lui marocchino, senza fissa dimora e con diversi precedenti alle spalle. I militari, che stanno indagando su quello che da subito è apparso come un regolamento di conti, lo ritengono tra i soggetti responsabili e coinvolti nella rissa che è degenerata fino alla sparatoria all’interno del Parco della Media Valle del Lambro.
La vittima
La vittima si chiama Joussef Saadani. Gli hanno sparato due colpi alla schiena, uno alla nuca, uno alle gambe. Probabilmente mentre scappava, scavalcando le recinzioni per arrivare tra le case della cascina abitata. Poi, lì, a terra, lo avrebbero finto, aprendogli la gola con un taglierino, poi trovato sul posto. Gli inquilini della storica corte, l’ultima rimasta a Sesto San Giovanni, hanno provato a soccorrerlo prima che arrivasse l’ambulanza.
I testimoni
“Ho provato col massaggio cardiaco, gli abbiamo tamponato le ferite, ma perdeva troppo sangue. Anche i sanitari hanno provato a intubarlo ma non c’è stato nulla da fare”, racconta Gianluca Nigro. Con lui gli altri inquilini, che si son visti i fuggiaschi alle loro porte. “A un certo punto ci siamo tutti riversi in cortile. Io ne ho uno, io ne ho due in giardino, qui in cortile ce ne è un altro a terra. Ne sbucava uno dopo l’altro. Li abbiamo visti arrivare e rimbalzare tra auto e recinzioni. Due compagni dei feriti sono scappati, dell’altra banda invece non siamo riusciti a vedere nessuno: probabilmente sapevano bene dove andare per trovare la fuga, mentre chi è arrivato davanti alle nostre porte non sapeva come muoversi”.
Coltelli, forbici, mazze da baseball, armi da fuoco, forse anche un fucile. “Ho sentito i cani che abbaiavano. Pensavo fosse tornato qualcuno da lavoro, perché appena sentono un’auto fanno la guardia. Invece, era l’inferno”, dice un’inquilina che abita da decenni in quella corte. “Il nostro unico problema era il Lambro quando esondava. Non abbiamo mai avuto paura, non abbiamo mai pensato di dover mettere telecamere. Siamo 12 famiglie, ci conosciamo tutti e siamo quasi tutti parenti. Molti si muovono in bicicletta: guarda, le lasciamo tutte appoggiate al muro, senza neanche legarle”.
Le indagini
Le indagini dei militari, dopo i rilievi nella notte del Nucleo investigativo di Milano, hanno visto le analisi delle decine di bossoli trovate a terra, la raccolta delle testimonianze dei residenti ma anche dei due feriti, ricoverati uno al San Raffaele e uno al San Giuseppe, oltre alla visione delle immagini delle telecamere dei varchi di ingresso e uscita. “Questa notte non la dimenticheremo mai. Vedere una persona che muore, essere al centro di una sparatoria, trovarci tutto quel sangue in cortile, sulle tettoie, le ringhiere dei giardini divelte per le fughe”.