LAURA LANA
Cronaca

Sesto San Giovanni, il figlio di uno dei due integralisti: “Papà terrorista? Mi sembra di vivere un incubo”

Hassan Nosair Gharib è il figlio di uno dei due uomini fermati per presunti legami con l’Isis. Il 24enne incredulo: “In casa crediamo ma non siamo estremisti”

Hassan Nosair Gharib, figlio 24enne dell'uomo accusato di terrorismo

Hassan Nosair Gharib, figlio 24enne dell'uomo accusato di terrorismo

SESTO SAN GIOVANNI – Lo sguardo nel vuoto, le lacrime trattenute, il telefono in mano per aspettare la chiamata del titolare della ditta dove lavora il padre. "Dobbiamo andare insieme dall’avvocato, che sta a Gorla".

Hassan Nosair Gharib è seduto sul muretto alla fine di via Dante, dove vive da tre anni. In una casa a ringhiera di una delle corti del centro, vecchia testimonianza della Sesto più antica e agricola, quando si coltivavano i gelsi per i bachi da seta. "Ma cos’è successo, Hassan?", chiedono i vicini stupiti nel vederlo circondato da tanti estranei. "Hanno arrestato papà. Dicono che è un terrorista". Gli inquilini sono sorpresi. Lui è sconvolto. "Stamattina mi ha chiamato la polizia. Ero già a lavoro, perché faccio le pulizie nei condomini e inizio presto. Mi hanno detto che lo avevano preso: era a casa sua a Brugherio, stava ancora dormendo credo. Da quel momento mi sembra di essere in un incubo. È tutto incredibile".

Hassan ha 24 anni, è arrivato in Italia nel 2016. "Sono andato a vivere con lui, che ha lasciato l’Egitto 15 anni fa. La nostra vita era normale. Mi ha insegnato come si lavora e come si sta in Italia. Ha sempre fatto l’addetto delle pulizie, e pure io".

Fino all’anno scorso vivevano insieme nella corte di via Dante, la via dello shopping a due passi dalla basilica e dalla piazza principale, tra profumi, pellicce, negozi griffati di borse e Swarovski. "Ha trovato casa a Brugherio per avvicinarsi al lavoro e io sono rimasto qui con gli amici. Aveva il lavoro, aveva tutto. Da stamattina penso che non può essere vero. È venuto in Italia solo per aiutare la famiglia in Egitto. A mia madre non ho detto nulla: è molto malata, ne morirebbe".

La fedeltà all’Isis, le minacce a Giorgia Meloni, i messaggi contro l’Occidente sui gruppi social, le chat sulle armi. "Non so cosa dire: crediamo, ma non siamo integralisti. A casa non si è mai parlato di niente, non ci è mai interessato nulla di questo. Ultimamente non ci vedevamo spesso, non sapevo dei suoi contatti e non conosco le sue frequentazioni. Sto sempre a lavorare per aiutare la famiglia. Ho due sorelle e tre fratelli che stanno studiando: tra affitto, soldi da mandare in Egitto, quelli che davo a mio padre, non so neanche come pagherò l’avvocato".

I vicini cercano di fargli forza. "Fino a 2 anni fa abitavo qui. Il padre una persona sempre gentile, gran lavoratore, non ha mai dato pensieri. Ha anche problemi alle gambe. Hassan, se è così, pensa al tuo futuro", gli dice Raffaella Polverino. "È sempre mio padre – risponde sotto voce –. La nostra idea era tornare in Egitto: papà aveva inviato tramite banca 5mila euro per una certificazione per farmi rientrare nel Paese. Oggi sono stato male. Non sono più riuscito a lavorare, non sono riuscito neanche a mangiare. Cosa farò? Avrò problemi? Io qui abito, lavoro, ho gli amici. Cosa penseranno di me? E se non lo faranno uscire, quanto resterà in carcere? Cosa dirò alla famiglia?".