
L'incontro dei dipendenti
Settimo Milanese (Milano) - Se è vero che la storia di un’azienda è fatta dagli uomini e dalle donne che l’hanno vissuta (e la vivono), ieri mattina davanti ai cancelli dell’Italtel di Settimo Milanese abbiamo assistito a una lezione di storia sul colosso italiano delle telecomunicazioni. Nell’ultimo giorno di lavoro negli uffici del Castelletto – prima del trasloco a Milano all’interno del campus tecnologico Caldera Park – i dipendenti si sono dati appuntamento, all’ora di pranzo, per un momento conviviale all’insegna di ricordi e testimonianze, con un pizzico di nostalgia, occhi ludici e timori per il futuro. Erano in tanti , anche pensionati, come Antonio Saporiti che ha lavorato all’Italtel (prima Siemens) dal 1967 al 2002. Ora vive a Levanto in Liguria, ma quando ha saputo dell’iniziativa non ci ha pensato due volte e ha voluto partecipare.
"Ho lavorato nel reparto che ha progettato la prima centrale telefonica elettronica in Europa, si chiamava Proteo. Eravamo all’avanguardia, qui lavoravano seimila dipendenti. Sono stato anche un delegato sindacale e abbiamo iniziato a discutere dei primi piani di riorganizzazione nel 1985". Oggi, dopo decenni di tagli, cassa integrazione, contratti di solidarietà, sono rimasti 590 dipendenti e una sede così ampia non serve più. "Lavoro qui dal 1989, è un luogo al quale sono affezionata, ma ricominceremo da un’altra parte" commenta Sandra. "È stato il mio primo e unico lavoro, dieci anni di Siemens e 28 di Italtel, qua al Castelletto – racconta Franca Carichino –. Avevo fatto la scuola artistica e mi avevano assunto per fare i disegni dei circuiti elettronici, eravamo in tanti all’epoca. Poi sono passata al software e nel 2014 dopo un periodo di mobilità sono andata in pensione". Il trasloco è iniziato nelle scorse settimane, gli uffici sono stati svuotati, ai dipendenti è stato chiesto di portare via oggetti personali e documenti di lavoro. "Da anni c’erano capannoni vuoti e sapevano che prima o poi saremmo andati via – commenta Valfredo Romanò – ma adesso che sta succedendo è davvero molto triste. Qui resteranno solo 60 dipendenti, tutti addetti all’assistenza tecnica".
Quarantasette anni anagrafici, 26 in Italtel, Antonietta Prisco si occupa di sviluppo dei software: "L’azienda mi ha chiamata che stavo finendo le scuole superiori, per me è stata un’opportunità unica e ho accettato subito. Lavoravo e facevo ingegneria informatica all’università, nel frattempo sono arrivati anche due figli e non ero riuscita a dare la tesi, mi sono laureata nel 2010 durante l’anno di cassa integrazione. Da quando sono rientrata ho cercato di sopravvivere ai piano di riorganizzazione, con tanta rabbia perché nel frattempo è cambiato il modo di lavorare e di considerare le persone". E il futuro industriale di Italtel? "Oggi (ieri per chi legge, ndr ), come fissato dal Tribunale di Milano, c’è l’assemblea dei creditori davanti al giudice delegato in occasione dell’ammissione di Italtel alla procedura di concordato preventivo, attendiamo notizie sull’esito", risponde Roberto Dameno, delegato sindacale Fiom Cgil.