SIMONA BALLATORE
Cronaca

Occupazione del Severi Correnti, genitori e studenti ripuliscono la scuola devastata: “Violenza senza senso”

Milano, in 500 tra ragazzi, genitori e professori hanno risposto all’appello per sistemare le aule vandalizzate. La prima stima dei danni 52mila euro

Gli interventi per ripulire l'Istituto Severo Correnti dopo l'occupazione (Foto Davide Canella)

Milano – “Riprendiamoci la scuola”: così studenti, genitori e professori dell’Istituto Severi-Correnti hanno risposto in massa alla proposta di trovarsi per pulire e sistemare – dove possibile – la loro scuola, devastata durante l’occupazione cominciata una settimana fa e durata fino a giovedì notte.

In circa 500 si sono presentati all’appello diramato dall’associazione genitori e fatto proprio dai rappresentanti degli studenti. “È nato tutto da una chat, venerdì pomeriggio: la risposta è stata incredibile”, sottolineano i promotori all’ingresso, guardando il fiume di ragazzi, anche di prima superiore, che continuava ad affluire con sacchetti e guanti.

Studenti e genitori dell'istituto Severi Correnti al lavoro nella scuola dopo l'occupazione (Foto Davide Canella)
Studenti e genitori dell'istituto Severi Correnti al lavoro nella scuola dopo l'occupazione (Foto Davide Canella)

Avrebbero voluto fare ancora di più, ma i locali interni erano ancora inagibili per la polverina tossica – fuoriuscita dagli idranti e “sparata“ su banchi, lavagne multimediali e pc – che ancora avvolgeva tutto: 18mila i metri quadrati da ripulire con una sanificazione complessiva da affidare a una ditta specializzata. Il primo preventivo sfiora le 52mila euro, stanno susseguendosi i sopralluoghi di altre imprese per cercare di calmierare quel prezzo, al momento insostenibile dall’istituto.

La prima giornata di “ripartenza” del Severi-Correnti si è così concentrata sugli spazi esterni, smontando le barricate che erano state create con banchi accatastati e bidoni della pattumiera, raccogliendo la sporcizia lasciata ovunque, confrontandosi con tutta la comunità per quanto accaduto, mentre all’interno, coi volti coperti da mascherine, continuava la conta dei danni, classe per classe, con il team “innovazione“ al lavoro per capire quanti computer siano “salvabili” e quanti da buttare.

Nel mirino dei vandali sono finiti anche strumenti nuovi arrivati con i fondi del Pnrr e all’ingresso erano appena arrivati arredi ancora imballati: non ancora pagati e già danneggiati. In azione ieri anche tecnici della Città Metropolitana, idraulici e responsabili degli impianti anti-incendio.

La priorità è una: “Aprire il prima possibile la scuola”. Al momento non c’è una data: per quanto riguarda gli impianti e la parte strutturale, in un paio di giorni si potrebbe dare il via libera, i danni sono diffusi, ma risolvibili. La pulizia richiederà verosimilmente di più.

Esclusa la Dad, non solo perché non prevista a livello normativo ma anche perché sono tutti indaffarati a sistemare la scuola. Molti dei ragazzi che hanno deciso di partecipare alla pulizia collettiva sono felici di sentirsi utili, ma non nascondono l’amarezza: “Sono di quinta, per me è molto importante andare a scuola: quando è iniziata l’occupazione erano appena uscite le materie per la maturità, mi sembrava giusto discuterne con i miei prof. Tutto posticipato e chissà di quanto”, scuote la testa una studentessa. “Visto che i nostri ‘colleghi’ hanno causato questi danni dobbiamo prenderci le nostre responsabilità e pulire: la scuola è un nostro diritto, un luogo sacro”: commenta un gruppetto di seconda del liceo scientifico all’opera, mentre i primini chiedono di poter vedere la loro aula, preoccupati.

"La scuola non si cambia così ma in maniera intelligente – commenta un papà dell’associazione genitori – Che senso ha distruggere e occupare con violenza e senza proporre nulla? Bello invece vedere la risposta, nata in poche ore, di chi vuole riprendersi una scuola violata da un gruppetto di persone. Vedete i professori? Sono qui oggi, in prima linea, ci mettono il cuore e gli studenti li seguono”.

Indica la professoressa Carlotta Spreti, che sta dirigendo i lavori: ha diviso giovani e adulti in nove gruppi da una cinquantina di persone ciascuno. "Mi aspettavo partecipassero anche i ragazzi ma non così tanti e questo sta dando energia a tutti: è la prova che sono molti di più quelli che tengono alla scuola".

Intanto, mercoledì 7 febbraio si riunirà il Consiglio d’Istituto e si potrebbero già valutare i primi provvedimenti disciplinari. Alcuni cellulari sono stati trovati nei locali e sono stati consegnati alle forze dell’ordine. Gli occupanti sono entrati incappucciati, già martedì era stata notata la presenza tra loro di ’esterni’, mercoledì erano apparsi i primi danni. Poi la situazione è degenerata, fino alla fuga nella notte, con un messaggio fatto recapitare alla preside.

Alcuni dei partecipanti sarebbero già stati identificati e circolano video girati all’interno. Finora solo una ragazza si è presa le sue responsabilità e ha partecipato al primo sopralluogo, mentre non è ancora arrivato il "comunicato ufficiale" annunciato dagli occupanti del collettivo.

A scrivere loro una lettera sono i rappresentanti degli studenti in Consiglio d’istituto: "Cari occupanti, ci avete accusato di essere stati poco democratici e avete messo in dubbio la nostra legittimità come rappresentanti perché unica lista candidata".

Ricordano la votazione del 4 dicembre del Comitato studentesco chiusa con 76 voti favorevoli alla co-gestione (che si farà lo stesso), 46 contrari e 6 astenuti. "La modalità sopra citata è a nostro parere più democratica di una “votazione“ per acclamazione indetta dopo che la scuola era stata già occupata, con catene ai cancelli e ingressi barricati, alla sola presenza delle poche decine di studenti che avevano scelto di entrare nonostante l’occupazione. Perché non vi siete candidati voi per la scuola che tanto sostenete di proteggere?".