di Andrea Gianni
Un imprenditore che finisce sommerso dai debiti, con Fisco e banche, senza più redditi per far fronte alle spese oltre alle sue proprietà. Sulle spalle una somma imponente (per l’esattezza 896.296 euro) da pagare. Il Tribunale fallimentare di Milano ha offerto un’ancora di salvezza, grazie alla finora poco applicata legge 32012 sul sovraindebitamento. Una sforbiciata sulle cartelle esattoriali che consentirà all’imprenditore, socio di una ditta milanese del settore dei servizi, di cavarsela con circa 519mila euro, vendendo la sua casa e altri beni. Un risparmio, quindi, di quasi 400mila euro. "Secondo la nostra esperienza si tratta di una delle prime volte che il Tribunale di Milano applica questa norma – spiega l’avvocato Claudio Defilippi, legale dell’imprenditore – che è invece uno strumento utile per risolvere situazioni di crisi".
La legge consente a chi è in debito di proporre ai creditori un piano di pagamento rateizzato che deve essere approvato dal Tribunale o un accordo in cui si propone il versamento di una quota di patrimonio per pagare il debito. In questo modo l’impresa può sanare la propria posizione e ripartire da zero, operando come soggetto economicamente sano. Il creditore ottiene, in cambio, la restituzione di una parte del denaro evitando lunghi e incerti procedimenti giudiziari contro persone che non sono in grado di pagare. Nel caso finito davanti al Tribunale di Milano, la bilancia vedeva un "monte debitorio di 896.296 euro", soprattutto con l’Agenzia delle Entrate, finanziarie e istituti di credito, accumulato in un periodo segnato da pesanti crisi innescate anche dalla pandemia. Per sanare il debito l’imprenditore ha messo a disposizione i suoi beni – cioè un appartamento con box nel Milanese e quote di case in multiproprietà nel paradisi turistici sardi di Arzachena e Porto Rotondo e a Pinzolo, nella Bergamasca – arrivando a circa 519mila euro.
"Il debitore non risulta percettore di alcun reddito – rileva il giudice Carmelo Barbieri – ma soddisfa le proprie necessità di sostentamento mediante l’apporto dei familiari". Il Tribunale ha evidenziato quindi lo "stato di sovraindebitamento" e, visto che "non risulta il compimento di atti di frode", ha dato il via libera al piano liquidatorio per sanare la situazione. "La vendita degli asset – si legge nel decreto – dovrà avere luogo con modalità competitive, previa stima da parte di un esperto indipendente incaricato dal liquidatore". Per l’imprenditore, quindi, l’occasione per tornare alla casella di partenza e, dopo aver venduto beni che rischiavano di finire all’asta, tentare la risalita.