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Milano - "Io in questa casa ci sono nato. Il 13 agosto del 1941". Ma Gianfranco Torinesi si trasferirà a breve in un altro alloggio, a malincuore, prima di compiere 81 anni. E tutti gli altri vicini? Sono una decina le famiglie di anziani sotto sfratto che dovranno lasciare i loro appartamenti di via Dardanoni 10 in zona Lambrate. Un caseggiato di pregio, con le finestre affacciate su un grande giardino "dove sembra di essere in campagna", dicevano ieri mattina, radunati per una protesta in strada. "Chiediamo il rinvio delle procedure di sfratto: molti di noi hanno presentato domanda per una casa popolare e al momento non hanno risposte né alternative", hanno spiegato, spalleggiati dal sindacato inquilini Sicet che sta seguendo la vicenda. Sulla testa degli abitanti pende la spada di Damocle di un “ordine di liberazione dell’immobile”. E gli sfratti potrebbero diventare esecutivi da un giorno all’altro. "Rischiamo di finire in strada".
Francesca Freccia, di 89 anni, dice "io non so dove andare. Ho presentato domanda per una casa popolare ma ancora non so se e quando me ne assegneranno una". Gli anziani pagano affitti a prezzi calmierati ma alcuni sarebbero stati disposti a pagare di più, pur di restare. "Non c’è stato verso". La storia è lunga: gli inquilini vivono in questi alloggi dal 2001 "e avevano dei contratti di locazione – spiega il Sicet – grazie a una convenzione stipulata fra il Comune di Milano e la società Delfina Srl, dalla durata di 16 anni, scaduta a giugno del 2017. La società è fallita e, di conseguenza, è stato nominato un curatore fallimentare (procedura al Tribunale di Monza) e tutto il complesso immobiliare è stato messo all’asta". Superficie commerciale totale: 1.361 metri quadri, composto da 19 appartamenti. "L’asta giudiziaria è stata aggiudicata dalla società Open srl, che opera mediante un veicolo finanziario denominato La Corte srl. Gli inquilini, insieme al Sicet, hanno cercato di aprire una trattativa per il rinnovo dei contratti di affitto, ma la nuova proprietà ha opposto un deciso rifiuto. Il sindacato e gli inquilini, come previsto dalla legislazione fallimentare, hanno anche promosso un’azione legale (reclamo) al Tribunale di Monza, contro l’ordine di liberazione, ma l’azione è stata respinta dai giudici. E ora la proprietà sta facendo inaccettabili pressioni nei confronti di queste famiglie, minacciando di espellerle dalle proprie case in breve tempo". Marco Bistolfi, del Sicet, sottolinea che "si tratta dell’ennesimo episodio di speculazione edilizia. Chiediamo un incontro con l’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran perché il Comune si faccia parte attiva in questo percorso".
L’assessore Maran risponde al Giorno che "ci sono diverse situazioni simili in città, purtroppo, e stiamo in ognuna cercando di trovare un punto d’incontro che salvaguardi i soggetti più deboli, quindi anche in questo caso cercheremo di vedere presto la proprietà per capire che margini di lavoro ci sono. C’è un tema di fondo che però va affrontato dalla legge e che riguarda la cessione di palazzi integralmente abitati in a ffitto, ceduti con il chiaro intento di sostituirne gli abitanti: penso vada posto qualche limite, altrimenti comune e sindacati possono solo provare a mettere cerotti".