e Marianna Vazzana
Le associazioni ospitate nell’ex Municipio di Crescenzago sono a rischio sfratto. Ieri i giudici del Tar hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato nel 2023, spiegando che l’amministrazione ha perso "ogni potere gestorio sul bene". A questo punto, serve un passo indietro. Partiamo dalla descrizione dell’immobile conteso, all’angolo tra piazza Costantino e via Adriano: fino al 1923 sede del Comune poi inglobato nella metropoli e dichiarato di interesse storico artistico nel 2005, è il simbolo del quartiere e ospita da anni la sezione Anpi Crescenzago, il Corpo musicale e la sezione locale di Legambiente, riunite nel progetto Casa Crescenzago che comprende più realtà di quartiere, tutte promotrici del ricorso. Nell’ottobre 2007, il Comune avvia un percorso di valorizzazione del proprio patrimonio, conferendo alcuni immobili in due fondi di investimento. L’ex Municipio viene ceduto al Fondo Milano I il 31 marzo 2008, con via libera ministeriale a indicare le possibili destinazioni d’uso (attività culturali, residenziali e terziarie). Nel 2015, il Consiglio comunale vara una delibera che riconosce la "significativa funzione di aggregazione sociale e culturale" dell’edificio e approva la permuta di via Adriano 2 con un’area di via Cascia. Il contratto, però, non va a buon fine. Sette anni dopo, l’aula di Palazzo Marino dà il placet alla vendita della totalità delle quote del Comune "relative ai Fondi immobiliari Milano I e Milano II"; del lotto fa parte pure l’ex Municipio. È proprio quello il provvedimento impugnato dalle associazioni di Crescenzago, rappresentate dall’avvocato Raffaello Ricci, che lo ritengono in contrasto con la delibera del 2015: a loro parere, il complesso sarebbe stato inserito in un elenco di beni "prettamente commerciabili, per di più al ribasso", senza tener conto del "rilevante interesse delle associazioni e dell’intera collettività locale a mantenere il presidio dell’ex Municipio, a fronte di un futuro, eventuale e ipotetico interesse a monetizzare dalla vendita “al miglior offerente” delle quote del Fondo". Il Tar ha bocciato il ricorso, sottolineando che il possesso del 100% delle quote del Fondo non consente a Palazzo Marino di "determinare, in modo vincolante per la sgr (società di gestione del risparmio, ndr) e il Fondo stesso, scelte che possano consentire al Comune di “riappropriarsi” del bene immobile" per impedirne la dismissione. Fuori dal legalese: l’amministrazione non ha più la disponibilità di quei beni.
E adesso? "Noi continueremo a opporci a questa dismissione, valuteremo in quale modalità. Sicuramente – commenta Giuseppe Natale, presidente Anpi Crescenzago – torneremo a confrontarci con il Comune e con il Fondo. Riteniamo che debba prevalere l’interesse della collettività e siamo soddisfatti del fatto che sia sempre stato riconosciuto il valore storico e sociale delle associazioni". Nei giorni scorsi, le stesse associazioni hanno inviato una lettera al Municipio 2, "che si è sempre espresso a favore della proprietà pubblica dell’edificio", chiedendo una nuova presa di posizione.