NICOLA PALMA
Cronaca

La lunga estate dello sfregio: spiagge e scogli deturpati dai writer milanesi in vacanza. Poi le foto finiscono sul web

Sui social gli scatti dei graffitari vandalici partiti da Milano per andare al mare. Le tag rimandano a nomi noti di crew storiche come Otv e Wca. Minoletti: “Chi pagherà i danni?”

GIOVANNI

Una scritta a caratteri cubitali su un piccolo molo di San Giovanni Li Cuti, borgo catanese noto per i caratteristici ciottoli vulcanici

Milano – Una signora sulla settantina con cappellino e occhiali da sole ha sistemato la sediolina gialloarancio in acqua: piedi a mollo e schienale appoggiato alla scogliera. Poco più in alto, si scorgono una recinzione, una strada che costeggia le rocce, un bosco e tetti di qualche casa.

Potrebbe essere ovunque: in Liguria, in Abruzzo, in Puglia, in Campania o chissà dove. C’è qualcosa che stona nell’immagine da cartolina, a osservarla con attenzione: in lontananza, sul lato destro, si vedono due ragazzi a petto nudo che stanno completando una scritta colorata sul muro. È una delle tante istantanee comparse nelle ultime settimane sui profili social dei writer milanesi in vacanza in giro per l’Italia. Ogni scatto immortala un graffito. Ogni fotografia certifica uno sfregio a una spiaggia, a un porticciolo, a un muretto a picco sul mare.

VECCHIA
Due writer in azione

È l’estate cafona dei vandali in servizio permanente, che come ogni anno hanno lasciato l’evidente e sgradito segno del loro passaggio nelle località turistiche scelte per trascorrere le vacanze. Tracce che si portano dietro una raffica di interrogativi quasi sempre senza risposta: chi passerà a cancellare la deturpazione? Chi se ne accollerà i costi? A chi tocca pagare per restituire l’aspetto originario alla natura sporcata dallo spray? Le sigle ricorrono con regolarità e raccontano un pezzo di storia più o meno recente delle crew che hanno spadroneggiato per anni all’ombra della Madonnina, prima di essere (provvisoriamente?) smantellate dalle indagini della polizia locale.

Chi scandaglia costantemente la Rete per monitorare i movimenti dei graffitari ha intercettato decine di fotogrammi postati sulla ribalta mediatica a favor di follower. Ce n’è uno ad esempio, uno dei pochi geolocalizzati da chi l’ha condiviso, che ritrae un piccolo molo di San Giovanni Li Cuti, borgo catanese notissimo per i suoi ciottoloni vulcanici e nerissimi: tra barchette di legno ormeggiate e turisti che prendono il sole sui teli, ecco spuntare la scritta bianca a caratteri cubitali “LTnsCsn” con uno “smile” a spaccare in due la firma del misterioso autore.

In un luogo indefinito, invece, l’obiettivo dello smartphone ha colto l’attimo in cui le onde si infrangono su una parete di cemento che degrada in acqua: sopra, qualcuno ci ha lasciato con una bomboletta le increspature stilizzate di un cavallone. “Il mare dà, il mare toglie”, l’ironico commento. Altra immagine da poster: la costa sullo sfondo e la tag Pixel in primo piano. La stessa scritta, inserita in un disegno che ritrae pure la testa e la coda di un pesce, apparsa sul basamento di un monumento con vista mare. Gli esperti del fenomeno trovano immediatamente il link con il nome di battaglia del fondatore del gruppo Otv (di cui hanno fatto altri seriali come Wern, Rupe, Sdamb, Gohaz e Saone), decapitato nel 2014 dall’inchiesta sull’assalto al treno della metropolitana verde alla fermata Villa Fiorita. Per chi non lo ricordi, il 20 aprile 2013, nove incappucciati fecero irruzione su un convoglio, tirarono i freni d’emergenza e urlarono “Attentato!”, terrorizzando i passeggeri: il tutto per consentire ai complici, distribuiti tra binari e banchina, di riverniciare con i loro simboli di riconoscimento le fiancate delle carrozze “sotto sequestro”. Le perquisizioni dei ghisa scattarono cinque mesi dopo, a inizio maggio 2014: diciassette i ragazzi nel mirino tra Milano, Torino, Genova, Monza, Roma, Lecce, indagati per il folle assalto che in gergo si chiama back jump.

Peraltro dalla Otv, informano gli accertamenti dell’epoca della polizia locale, è nata una compagine altrettanto nota, la Dlr (sigla che sta per Delirium), che da Lambrate ha colonizzato altri quartieri della metropoli con i suoi leader più rappresentativi: uno di loro era Sanke, la cui tag è spuntata nei giorni scorsi vicino Varigotti, nel Ponente ligure che già lo scorso anno ha dovuto fare i conti con il blitz al Leone di pietra di Capo Noli. Altro giro, altra formazione arcinota a queste latitudini. È la Wca (acronimo di “We can all”, cioè “Noi possiamo tutto”), che nella prima decade del Terzo millennio è finita più volte sotto la lente degli investigatori di piazza Beccaria per le azioni fulminee sulla M2 e nelle reti sotterranee di Roma, Napoli, Barcellona, Lione, Bucarest e Stoccolma.

WCA
La tag della crew Wca su una scogliera

“Come ogni anno – riflette Fabiola Minoletti, vicepresidente del Coordinamento comitati milanesi e da tempo attiva nel contrasto al graffitismo vandalico – i writer vandalici milanesi e i writer turisti stranieri (segnalata una crew proveniente da Amburgo, ndr) continuano indisturbati la loro attività nei luoghi di vacanza, lasciando tracce del loro passaggio e danneggiando così la bellezza dei nostri paesaggi”. E ancora: “I social diventano le loro vetrine, anche se di frequente non riusciamo a capire dove abbiano agito”. Minoletti, però, si concentra su un altro aspetto, certamente quello che sta più a cuore alla collettività: “Anche il nostro patrimonio paesaggistico naturale va tutelato: chi pulisce questi danni? Credo che sia necessario un inasprimento delle sanzioni per episodi del genere, per evitare che ogni anno si ripetano puntualmente”.