Milano – Aumentano esponenzialmente le inchieste per sfruttamento lavorativo aperte dalle Procure italiane, anche in Lombardia, dove si reduce il divario rispetto al Sud. È quanto emerge dal “V Rapporto sullo sfruttamento lavorativo e sulla protezione delle sue vittime”, curato dal Centro di ricerca “L’Altro diritto” e dall’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil. Una sinergia nata per analizzare i risultati dell’applicazione della legge 199 del 2016, la cosiddetta norma “anticaporalato”, anche attraverso il monitoraggio dell’attività di 66 Procure italiane su 140. Le inchieste censite sono in tutto 834. I dati indicano una crescita esponenziale dei casi di sfruttamento lavorativo rilevati fino al 2020, che sembra arrestarsi a partire dal 2021.
"Ma i numeri degli ultimi tre anni sono in fase di assestamento, poiché l’individuazione dei procedimenti penali risente di un lasso di tempo variabile, a causa del segreto istruttorio e dei tempi di segnalazione delle Procure”, è stato specificato. Le inchieste censite sono in tutto 834, di cui 95 in Lombardia. Tra le Procure lombarde, 26 sono state effettuate dalla Procura di Mantova, 16 da quella di Milano, 14 da Brescia.
Tra quelle del 2023, si rileva ad esempio la maxi operazione dei carabinieri del Nucleo per la tutela del lavoro contro il caporalato digitale nel settore della food-delivery, a Brescia, durante la quale è stata riscontrata la posizione irregolare di un lavoratore, mediante lo schema della cessione illecita di account. A Mantova, a seguito di alcuni controlli, il Nil di Mantova, assieme all’Itl, ha individuato una ditta di confezionamento e imballaggio di giocattoli in cui lavoravano 11 lavoratori in nero, tutti stranieri, in condizioni igienico sanitarie particolarmente insalubri (il titolare della ditta è stato deferito per sfruttamento lavorativo).
C’è stato poi il caso della Guardia di finanza di Monza, che ha individuato 21 lavoratori impiegati senza contratto, di varie nazionalità (italiani, pakistani, albanesi, peruviani e ucraini) tra cui due lavoratori stranieri irregolari sul territorio (albanese e peruviano), impiegati presso rinomati ristoranti di sushi, saloni di bellezza, officine e altri esercizi commerciali, a seguito di cui sono state sospese quattro attività imprenditoriali. "Con l’introduzione della legge 199 nel 2016 c’è stato un cambio di paradigma da parte degli inquirenti e degli organi ispettivi nell’approccio repressivo allo sfruttamento che si è diffuso in modo capillare in tutti i settori economici, a partire dall’economia primaria in cui gli abusi a danno delle lavoratrici e dei lavoratori sono una vera e propria emergenza sociale”, ha spiegato Jean René Bilongo, presidente dell’Osservatorio Placido Rizzotto.