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Milano - Turni di notte continui, spesso da tredici ore e mezza. Per pochi euro. È la vita dei vigilantes, armati e non, la cui attività è regolata da un contratto nazionale modificato in ultima istanza nel lontano 2013. Poi nulla più: mentre il costo della vita sale, gli stipendi restano al palo. Una situazione che Stefan, nome di fantasia, racconta dopo quattordici anni di professione.
Quali sono i suoi orari di lavoro?
"Io faccio portierato in un complesso nel quale ho la responsabilità di controllare un’area grandissima, da solo, spesso con turni che vanno dalle 18 alle 7.30 del mattino. Senza pausa, sebbene il contratto nazionale la preveda. Devo controllare l’entrata e fare il giro di quasi 400 box e le cantine. Quasi due chilometri di percorso in cui vanno verificate le condizioni di tutta la struttura. Da solo. E se nel frattempo qualcuno entra illecitamente la responsabilità è comunque mia".
Un servizio che svolge non armato.
"Per poco più di 6 euro lordi l’ora. Chi fa servizio armato magari arriva a 8 e ha molte più responsabilità: in pratica non è conveniente farlo per noi, lo è per l’azienda perché chi richiede il servizio paga 22-24 euro invece di 13,5".
È meno rischioso il servizio non armato?
"Sei in un ambiente chiuso con un servizio di telecamere che controlla i vari ingressi e se accade qualcosa chiami le forze dell’ordine per richiedere l’intervento. Ma dopo anni che lavori in un certo posto hai anche un rapporto di fiducia con il cliente per cui è difficile che resti immobile in attesa di un possibile arrivo degli agenti. Ovvio, chi fa un servizio di “ronda“ in strada, magari nelle stazioni, si trova più a contatto con situazioni in cui devi gestire il contatto con tossicodipendenti, ubriachi, gente aggressiva".
Quali problemi lamenta la categoria?
"Sicuramente quello degli stipendi, che sono fermi da nove anni e per i quali non sono mai partiti nuovi negoziati. Il contratto nazionale è buono, prevede tutele e una formazione importante a carico delle aziende. Facciamo dei corsi che possono essere utili anche per altre professioni. Quello che manca sono i controlli per far rispettare quello che c’è scritto nell’accordo. Particolarmente nelle grandi realtà, le norme riguardanti orari e riposi non vengono mai rispettate. Spesso vengono assunti a Partita Iva dei giovani lavoratori che non hanno mai fatto questo mestiere, spremuti con orari massacranti. Spingono i lavoratori a lasciare in breve tempo e passare a un altro. Così l’azienda si garantisce un ricambio continuo e alla fine non assume".
Cosa succede a chi si ribella a determinate richieste sui turni?
"Le aziende che hanno tanti appalti ti spediscono in posti lontani, dove alla fine quel che guadagni lo spendi per gli spostamenti, sempre se hai la possibilità di arrivare sul posto. Oppure ti riducono le ore di lavoro e ti chiudono il turno a mezzanotte, mettendoti in difficoltà per il ritorno a casa. In questo modo ti spingono a lasciare".
Gli straordinari vengono riconosciuti?
"C’è una retribuzione migliore del 20-30%, ma se la base di partenza è questa non arrivi a grandi cifre. Questo per lavorare anche in giorni festivi, che sia Natale o Pasqua. Anzi, in questi casi c’è una richiesta anche nelle ore diurne per cui ci si divide la giornata in due con turni dalle 7 alle 19 o dalle 19 alle 7".
Sempre da soli.
"Certo. In spazi enormi. Di cui hai la totale responsabilità".